Martedì 23 Aprile 2024

Anche il ritorno in aula diventa una farsa Slitta di 4 giorni (ma ogni regione fa per sé)

Le superiori ripartono con le lezioni in presenza al 50% lunedì e non domani. Una mediazione che scontenta tutti. "Non serve" . La ministra Azzolina: "Risolto il problema dei trasporti locali". Il piano De Micheli finisce sotto tiro nel consiglio dei ministri

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di Elena G. Polidori

Il caos oltre il caos. Il governo, in una notte di cdm cupa e tempestosa, ha preso finalmente una decisione sulla riapertura delle scuole, per le superiori non più il 7 (come per elementari e medie), ma l’11 gennaio e al 50%. I governatori regionali, tuttavia, non mollano e proseguono in ordine sparso. Insomma, dopo l’ennesimo vertice notturno di fuoco, è scattato il via libera alla didattica di nuovo in presenza: "Oggi ci sono tutte le condizioni per riaprire – ha annunciato, trionfante, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina –, da questa estate siamo a lavoro sui trasporti e a dicembre sono stati fatti ulteriori passi in avanti. I prefetti (che ieri non hanno celato il loro disappunto, ndr) hanno fatto un lavoro eccezionale e ogni provincia ha redatto un piano. I problemi dei trasporti e degli orari sono stati risolti". A proposito di trasporti: la vera ‘vittima’ sacrificale di una riunione di governo senza esclusione di colpi è stata proprio la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. Il suo dicastero, in questi ultimi mesi, doveva lavorare in modo strettamente connesso alla riapertura delle aule, ma quando le è stato chiesto conto dello stato dell’arte sulla sicurezza dei mezzi, la ministra ha tirato fuori un modello organizzativo "scollegato" dalla dimensione sanitaria, perché è "impossibile sapere – ha spiegato davanti ai colleghi esterrefatti – come il virus si diffonda su pullman e bus".

Parole che hanno innescato una polemica violentissima, con Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia di M5s, nella parte del protagonista, in un clima di tutti contro tutti tipico dei momenti di pre-crisi politica. Lo scontro (che avrà certamente conseguenze sul fronte del possibile rimpasto di governo) ha però partorito, alla fine, una decisione unitaria, quella di una riapertura delle scuole che comunque continua a non piacere a molti governatori. "Sulla scuola – ha voluto sottolineare Azzolina – non può esserci una battaglia politica", salvo poi precisare che comunque "le Regioni hanno la competenza per assumere decisioni più stringenti; se il numero di contagi è elevato posso capire le difficoltà, ma allora se si chiude la scuola si deve chiudere tutto il resto, anzi la scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere. Invece, dove i contagi non sono alti, la scuola deve restare aperta".

Così, mentre Regioni, come il Lazio, l’Emilia Romagna e la Toscana sembrano volersi allineare alle scelte di Conte e della ministra Azzolina, dall’altro Veneto e Friuli restano fermi nella decisione di far restare a casa gli studenti delle superiori fino al 31 gennaio. Si distinguono anche la Campania, con il presidente De Luca che ha firmato ieri il rinvio del ritorno in classe per le elementari (18 gennaio) e per gli allievi delle secondarie (25), e le Marche, col governatore Francesco Acquaroli che ha invece disposto il proseguimento della Didattica a distanza fino al 31 gennaio (per le superiori). In Calabria scuole superiori chiuse fino a fine mese e tutte le altre, di ogni ordine e grado, sino al 15 gennaio. Situazione ancora sostanzialmente fluida in Lombardia e Liguria.

Insomma, una situazione frammentata e in divenire, anche se a incidere saranno le decisioni della cabina di regia previste per venerdì e che entreranno in vigore da lunedì 11, con gli ingressi di alcune regioni in fascia rossa e arancione che prevederebbero la didattica a distanza per il 100% degli studenti delle superiori.