Anche il Mes è una medicina contro la crisi

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Cesare

Damiano

Il coronavirus "ha fatto più di mezzo milione di vittime, un numero ancora in aumento di giorno in giorno. La risposta della politica in tutta Europa ha contribuito ad attenuare il colpo per i nostri cittadini". In queste poche parole, il Commissario Europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha delineato. nel corso della conferenza stampa di presentazione delle previsioni estive per l’economia dell’Unione, la situazione inedita nella quale ci troviamo. Il succo politico è chiaro come i numeri: per l’Italia la previsione è di una perdita dell’11,2% del Pil.

Lo shock è comune, ha spiegato Gentiloni. La pandemia ha avuto un impatto diverso sugli Stati membri. Il rischio di una crescente divergenza è il motivo alla base della proposta del piano di ripresa comune. Perciò, le ragioni per aderire al meglio delle capacità di un Paese al piano Next Generation EU sono evidenti. Ciò vale anche per il Mes. Perché l’enormità storica di questa catastrofe ha cambiato le carte in tavola. Tavolo sul quale ci sarà, dopo l’estate, la discussione sulla, ora percepita da tutti come necessaria, riforma del Patto di Stabilità. La priorità non è rientrare nelle soglie previste dai trattati. "Il patto in sé non è collegato in alcun modo alle risorse del Mes", ha spiegato Gentiloni. Il Mes era nato in condizioni e con finalità diverse. Oggi, depurato di ogni condizionalità, è uno degli strumenti che l’Unione sta costruendo per un’opera storica e comune: uscire da una crisi senza paragoni. E questa è la prospettiva cui dobbiamo guardare, dedicandoci senza incertezze a un dibattito politico non inquinato da toni e contenuti inutili e svianti. La pandemia ha spazzato via il passato. Questo è un anno zero in cui dedicarsi, con senso dello Stato e di responsabilità - senza giochi tattici dal brevissimo e futile orizzonte - alla difficilissima costruzione del futuro. La coesione, nel Paese come in Europa, è l’unica leva disponibile.