Divieti di balneazione nella Riviera Romagnola. Piogge rare e caldo: il mare si trasforma

Divieto di balneazione in 28 punti: livello troppo elevato di batteri. La delusione dei bagnanti: "Eppure l’acqua adesso non è sporca". Tanti si tuffano lo stesso. Scontro fra sindaci e agenzia ambientale

Escherichia Coli

Escherichia Coli

Il sole è ancora basso all’orizzonte quando i primi bagnanti vedono i cartelli. Sono i divieti di balneazione. La rivera riminese, ieri, si risveglia con una brutta sorpresa. Ogni quindici giorni Arpae effettua prelievi in determinati punti del litorale per verificare la salute delle acque sulla costa dell’Emilia-Romagna. Martedì in 28 punti i valori di escherichia coli sono balzati ben oltre il limite. Forse per il caldo. Il fatto singolare è che in 26 casi riguardano la costa riminese. Gli altri sono Goro e Pinarella di Cervia che, in una giornata di analisi e controanalisi, a sera scomparirà poi dall’elenco con altri tratti.

Decine di chilometri di mare con valori oltre i limiti. Quasi tutto il litorale di Bellaria, ben 14 punti a Rimini, cinque a Riccione, due a Misano e uno a Cattolica. Di tutto questo i bagnanti vedono solo qualche piccolo cartello, anche se la notizia comincia a circolare tra chi si preoccupa e chi invece non ha alcuna intenzione di rinunciare al tuffo durante la vacanza.

In spiaggia la giornata di ieri scivola come quelle precedenti, salvo qualche discussione in più sotto l’ombrellone sulla salute del mare. Anche Vincenzo, in vacanza con il figlio non si fascia la testa: "Non è la prima volta che sento queste notizie, eppure a me non è mai successo niente. Certo è strano che sia dichiarato il divieto anche se non ci sono stati giorni di pioggia". Non sarà un esperto, ma centra uno dei punti chiave della vicenda.

Per Arpae le cause potrebbero risalire a "temperatura dell’acqua molto elevata da molte settimane con valori oscillanti intorno ai 30°, prolungata assenza di ventilazione, scarso ricambio delle acque, mancata diluizione delle immissioni nei corsi d’acqua che arrivano a mare per la forte siccità". Nel frattempo i bagnini masticano amaro. "È un danno enorme – spiega Mauro Vanni per Confartigianato –. Non piove e non possono essere stati gli scarichi. L’acqua è pulita ma noi mettiamo cartelli. I bagnanti non lo capiscono".

Negli uffici dei sindaci della riviera a sforare oltre i limiti è l’agitazione. Gli amministratori si chiedono come siano possibili simili risultati se tutti gli scarichi a mare del Comune di Rimini, ad esempio, erano chiusi da un mese e mezzo per l’assenza di piogge. A capirci poco anche il primo cittadino di Bellaria, Filippo Giorgetti: "Quattro tratti oltre il limite. Poi ieri ci arrivano le controanalisi dove tre tratti tornano entro i limiti, mentre uno, dove i valori il giorno precedente erano minimi, al contrario aumenta. Qualcosa non funziona. A San Mauro, oltre il confine comunale va tutto bene, passi il confine e tutti divieti…". Nel pomeriggio nel municipio di Rimini arriva la risposta che mette in discussione le analisi effettuate da Arpa.

Rimini in precedenza aveva affidato a un laboratorio privato, Lav, il campionamento in sette punti del litorale, "svolti nella mattinata del 26 luglio, stessi luoghi, stessa giornata e a mezz’ora massima di distanza dai prelievi eseguiti da Arpae". I risultati? "Sono tutti, nessuno escluso, ampiamente sotto i parametri normativi, sia per quanto riguarda escherichia coli che enterococchi, e dunque tutte e 7 le acque risultano perfettamente idonee alla balneazione. Un esito completamente opposto a quello di Arpae". La battaglia dei divieti è solo all’inizio nel riminese mentre altrove, in alcune zone delle Marche, per i divieti la spiegazione viene dal cielo. A Civitanova le forti piogge dei giorni scorsi sui rilievi hanno ingrossato i fiumi e portato a sforamenti e divieti in centinaia di metri di litorale.