Giovedì 25 Aprile 2024

Anche i russi chiedono aiuto alla potenza amica

Marta

Ottaviani

Prove tecniche di nuovi equilibri mondiali. Per un significativo, ma non strano, caso della sorte, la visita del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è coincisa con la missione dell’ex presidente russo, Dmitrij Medvedev, a Pechino da Xi Jinping. Kiev e Mosca, in questo momento, hanno quanto mai bisogno dei loro rispettivi alleati più importanti. I motivi, però, sono diversi. Zelensky va a chiedere armi per difendersi dal nuovo assalto che la Russia sta pianificando per febbraio-marzo e, quando la guerra sarà finita, difficilmente sarà a capo di un Paese isolato. A Mosca hanno un altro problema. Non solo avrebbero bisogno di materiale bellico. Quello che manca è una parte da cui stare, pronta a farsi carico di colmare, almeno in parte, quei forti gap a cui le sanzioni hanno dato vita. Si calcola che la Russia abbia perso il 51% dell’import e il 50% dell’export dall’inizio della guerra in Ucraina. Per questo Medvedev è volato a Pechino. Ufficialmente ha parlato di ‘livelli di dialogo senza precedenti’ e della sintonia con la Cina per una ‘governance mondiale più giusta’. Ma la verità è che Mosca si trova nella condizione di rassicurare Pechino non tanto sulla sua fedeltà, ma sul poter essere un partner all’altezza del Dragone asiatico, a fronte di un aiuto dal punto di vista degli scambi commerciali e dei legami energetici, perché quei buchi di mercato, in entrata e in uscita, vanno colmati con urgenza.

Con un atto simbolico, proprio nei giorni scorsi, Putin ha inaugurato un giacimento di gas a Kovykta, il più grande della Siberia orientale, che servirà a rifornire la Cina. Pechino, fino a questo momento, almeno formalmente, ha sempre trattato la Russia come un partner alla pari, atteggiamento molto apprezzato dal Cremlino. Adesso potrà comportarsi come un feudatario nei confronti del suo vassallo.