Anche i droni kamikaze su Tel Aviv E Israele intensifica i raid su Gaza

Lo Stato ebraico schiera lo Shin Bet e invia oltre 160 aerei sulla Striscia. Missili dal Libano e dalla Siria

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di Giampaolo Pioli

I morti sono arrivati a 131. Lo Stato ebraico ha inviato oltre 160 aerei sulla Striscia di Gaza. In risposta, i missili su Israele sono arrivati anche dal Libano e dalla Siria, e Hamas ha iniziato anche a usare droni kamikaze caricati con esplosivi vari sulle città israeliane.

La situazione a Gaza, Gerusalemme e Tel Aviv rimane esplosiva, anche se l’invasione di terra da parte delle truppe con la stella di David non si è realizzata. L’annuncio dato la notte scorsa dal portavoce militare israeliano che ha mentito alla stampa, viene letto sempre più come un’azione di disinformazione calcolata per spingere i guerriglieri di Hamas a precipitarsi nei rifugi di Gaza e diventare bersagli dell’aviazione israeliana.

L’Onu fa appello ad un immediato cessate il fuoco. Le diplomazie di 24 paesi sono al lavoro per spingere le parti ad una tregua durevole. Ieri ci ha provato l’Egitto, soprattutto per creare un corridoio umanitario per i feriti, ma senza successo. Mediazione di pace fallita. Il consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite previsto per domani è impegnato in una lotta contro il tempo, ma il premier Netanyahu sostiene che non si fermerà. E il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan attacca Israele, definendolo uno Stato "terrorista".

"Quando estremisti arabi ed ebrei si assalgono, lanciano pietre, incendiano negozi e auto sono entrambi terroristi", ha detto ieri Netanyahu mentre ha fatto schierare nelle città israeliane gli uomini del Shin Bet, il potente servizio segreto nazionale.

Il presidente palestinese Abu Mazen lancia un appello dalla West Bank al presidente Usa Biden affinché "intervenga immediatamente per fermare l’aggressione israeliana prima che la situazione vada fuori controllo". E la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen condanna gli "attacchi indiscriminati" di Hamas contro Israele.

Il rischio di una guerra civile questa volta è palpabile, ma non la vuole Netanyahu e non la vogliono i palestinesi. Entrambi sanno che non esiste soluzione militare al conflitto ma solo una pace negoziata, soprattutto dopo gli accordi firmati da Israele anche con alcuni paesi arabi sotto la presidenza Trump. E se la comunità internazionale riconosce il diritto di Israele all’autodifesa, con altrettanta determinazione le grandi capitali vogliono adesso il riconoscimento dei palestinesi al diritto di avere un proprio stato senza più rinvii.

Il falso annuncio dell’invasione di terra potrebbe però diventare realtà nelle prossime ore. Il rifiuto di Netanyahu di dialogare per il momento con l’inviato americano è visto come indicazione di una possibile escalation militare dal momento che artiglieria, blindati e forze di terra sono stati ammassati in misura sempre più massiccia ai confini di Gaza.

Gli analisti militari di Gerusalemme sostengono che la rappresaglia di questi giorni dopo il lancio di oltre 2000 razzi avrebbe diminuito del 25 per cento le riserve missilistiche e la capacità di fuoco di Hamas. Ma l’organizzazione palestinese che controlla e gestisce la Striscia di Gaza continua a dichiararsi "il vero difensore di Gerusalemme".