Venerdì 19 Aprile 2024

Anarchia-mafia, l’alleanza che fa paura

Gabriele

Canè

Nel Paese dei cacciatori di pagliuzze, anche le travi più grosse rischiano di sfuggire alla vista. Nascoste. È successo due giorni fa in Parlamento, e a seguire nel mondo politico e in quello mediatico. È successo che la pagliuzza della bordata finale di Donzelli al Pd sul caso Cospito abbia suscitato uno tsunami di indignazione. È successo che la pagliuzza della visita di Serracchiani e altri esponenti Dem all’anarco-terrorista in sciopero della fame abbia lasciato dietro di sé apprezzamenti e perplessità. È successo, e sta succedendo che le rilevazioni di Donzelli di alcune intercettazioni tra Cospito ed esponenti della malavita organizzata, e l’indicazione della "talpa", il sottosegretario Delmastro, stiano provocando una bufera. Non esattamente una pagliuzza, ma un grosso ramo, visto che il ministro Nordio ha dovuto ricordare che tutti gli atti sui detenuti al 41 bis sono sensibili, e che è in corso una indagine della Procura di Roma. Insomma, nessun dubbio che ci siano stati fatti e parole che stonano con la buona educazione istituzionale. Pagliuzze? Non del tutto. Nulla, però, rispetto alla trave massiccia che avrebbe dovuto occupare il primo gradino del dibattito: la saldatura di un’alleanza tra l’anarchico in odore di martirio e il peggio della delinquenza organizzata per abolire il regime carcerario che più li penalizza. Anzi, che proprio Cospito, prima meritevole di una punta di attenzione mettendo a rischio la propria vita, si sia prestato a fare da vessillo alle mafie per una battaglia comune. Intendiamoci: il 41 bis ha profili che sfiorano i confini dello stato di diritto. Doveva essere temporaneo ed è diventato definitivo. Dunque se ne può discutere. Non oggi, di sicuro, non con il ricatto di Cospito. E a maggior ragione con l’alleanza che si è creata (roba da 41 ter) e di cui, bene o male, Donzelli ci ha dato notizia. La pagliuzza che non può nascondere la trave.