Amore al tempo delle bombe L’Ucraina resiste (e si sposa)

Dall’inizio dell’aggressione russa sono state registrate 22mila unioni. E continuano a nascere bambini: 759 fiocchi azzurri, 670 rosa, 32 gemellini

di Viviana

Ponchia

Cercare di mettere radici quando il mondo crolla. Trovare un punto fermo, un centro di gravità. L’amore al tempo della guerra porta alla conclusione meno scontata in tempo di pace: le nozze. Ci si sposa sempre di meno, le statistiche sono lì a ricordarcelo, ma in Ucraina dall’inizio dei combattimenti sono stati registrati 22mila matrimoni, di cui 1800 solo a Kiev. C’è chi lo ha fatto al fronte, in mimetica, con un bouquet improvvisato e un velo di fortuna attaccato all’elmetto. E chi ha sfidato la cattiva resa fotografica in città, immortalato fra le macerie dei bombardamenti.

Abbiamo visto Valerii e Lesia, soldati delle forze di difesa territoriale, felici nella disperata vitalità di una cerimonia improvvisata. E come loro Yaryna e Sviatoslav, diventati marito e moglie fra i sacchi di sabbia, più convinti dal futuro che dalla paura: "Forse possiamo morire, ma fino a quel momento vogliamo stare insieme".

Più o meno dovrebbe andare sempre così, ma qui la presenza della fine incombe sul serio, non è l’ipotesi lontana ventilata davanti a un altare. E allora si fa, che vinca l’amore. Finché morte non ci separi. Oggi stesso, domani. Non importa.

La partenza del viaggio in due deve contemplare un per sempre o tanto vale lasciare perdere. In Ucraina ci credono come nei film che ci fanno piangere, se il bacio degli innamorati davanti al treno diretto al fronte è uno dei simboli più alti dell’amore romantico una ragione ci sarà.

Ci credono come la signora Eugilde, classe 1919, che si sposò a Milano l’11 settembre del 1943, proprio la mattina in cui arrivarono i tedeschi. A piedi da casa alla chiesa, con il velo nascosto per la vergogna di sembrare troppo spudorata e felice. E poi tutti in trattoria con i buoni del pane e la carne nascosta sotto le verdure perché non stava bene mostrarla mentre la gente moriva di fame.

È il riscatto contro il nulla, una scelta di affermazione individuale ma non solo. "Niente ispira speranza per la vittoria come la nascita di una nuova vita – ha scritto su Facebook Mykola Povoroznyk, vice capo dell’amministrazione statale della capitale –. A Kiev nascono ogni giorno nuove famiglie e nuovi bambini". Millecinquecento sono quelli venuti al mondo sotto le bombe: 759 fiocchi azzurri, 670 rosa e 32 gemellini. Neonati speciali come i loro nomi, tra le registrazioni di questi due mesi spopolano Jevelin, Javelin, Jav o Javelina. Un fiore o un nonno sarebbe meglio, in questo caso l’omaggio obbligato è ai missili arrivati dagli Stati Uniti con guida automatica a infrarossi.

L’anagrafe deve adeguarsi, le spose anche. Qualche giorno fa un soldato per fare la dichiarazione alla fidanzata ha scelto l’effetto sorpresa fermandola la sua macchina a un posto di blocco. Lei è scesa tremante al check point, finché davanti all’uomo inginocchiato che le porgeva l’anello la paura si è sciolta in emozione.