Sabato 20 Aprile 2024

Ammazzò il padre violento Il pm: devo chiedere 14 anni

Alex Pompa quando aveva 18 anni accoltellò l’uomo per proteggere la madre. In casa c’era un clima di terrore. La Procura: è vero, ma la legge va applicata

di Viviana Ponchia

Il 30 aprile 2020 Alex Pompa, appena diciottenne, uccise a Collegno il padre Giuseppe con 34 fendenti usando sei coltelli diversi. Disse di averlo fatto per difendere la madre dopo anni di violenze domestiche. "Se non fosse stato per lui io ora non sarei qua", confermò in aula Maria Cutaia.

"Un inferno. Non ho memoria di momenti felici – aggiunse il primogenito Loris – A casa mia non c’erano giorni belli. Solo giorni che andavano male o malissimo. Papà era un uomo malato. La sua gelosia era ossessiva, era pieno di fisse. Ci chiudeva tutti dentro. Quella era la nostra tomba". E di fronte a tutto questo, chi vorrebbe trovarsi al posto del magistrato al momento di ipotizzare la condanna?

"Sono costretto a chiedere 14 anni di carcere – è stata la richiesta del pm Alessandro Aghemo ai giudici della corte d’Assise. Costretto. "Quell’uomo si comportava in maniera ingiustificabile – ha ammesso il magistrato – ma ha pagato con la vita. Una pena più alta di quella che avrebbe meritato anche se era l’artefice delle sofferenze del figlio".

Quindi va bene chiedere le attenuanti della provocazione "per accumulo", ma "è il codice a impedirmi di chiedere la prevalenza delle attenuanti sull’aggravante del vincolo di parentela e quindi una pena inferiore". In conclusione: "Valutino i giudici se questa norma è ragionevole". Giuseppe aveva 52 anni. "Andava curato e non meritava di morire", ha spiegato il magistrato. E quella di suo figlio "è stata una reazione spropositata". Alex avrebbe "enfatizzato la situazione interpretando una minaccia in realtà inesistente".

Ha usato 6 coltelli diversi "fino a trovare quello giusto, fino a spezzare la lama staccandola dal manico". Tutti i colpi, ha aggiunto il pm, erano diretti a zone vitali: "Quindici fendenti sono stati inferti alla schiena. Quando ha agito, Alex ha voluto commettere un omicidio". Ecco i motivi per "essere costretto" a chiedere una pena così elevata applicando la sola riduzione della seminfermità. E ad avanzare al tempo stesso una questione di legittimità costituzionale. Se 14 anni sembrano troppi, parlano i fatti. Alex Pompa ha male interpretato ciò che stava accadendo quella sera.

"La situazione non era così pericolosa – ha spiegato il pm, quindi niente attenuanti generiche perché c’è l’aggravante di avere ucciso un congiunto. E però: considerate che è stato lui a chiamare i carabinieri e ha confessato subito. Come dire: mettetevi nei miei panni, cercate di capire. Parla il codice, io devo fare un passo indietro. Secondo l’accusa Alex soffriva di sindrome post traumatica da stress per la situazione di violenza e aggressività che andava avanti da anni: di qui la seminfermità mentale, ma non la totale incapacità di intendere e di volere: "Voleva proprio ucciderlo". "Continuava a dire – ha sostenuto Alex Pompa – vi ammazzo e quando l’ho visto andare in cucina ho capito che l’avrebbe fatto davvero. Il mio istinto di sopravvivenza ha pensato solo ad anticiparlo". Raccontò di una colluttazione: "Ripeteva fatevi sotto, vi faccio a pezzetti. Vi troveranno in una fossa". Ossessivo, aggressivo, molesto, problematico. La moglie ha ricordato che prima della tragedia Giuseppe l’aveva chiamata "101" volte per questioni di gelosia. E che nei mesi precedenti lei e i figli avevano registrato 225 volte le sue sfuriate "perché pensavamo che ci avrebbe ammazzati". In una memoria Alex scrive: "Papà aveva gli occhi fuori dalle orbite, era indemoniato. Non ho mai potuto fare una doccia tranquillo perchè temevo che aggredisse mamma. Ogni sera la abbracciavamo più forte pensando che il mattino non l’avremmo più rivista".