Mercoledì 24 Aprile 2024

"Amavo Luca e mi avete dato dell’assassina"

La fidanzata del 25enne ucciso scoppia in lacrime al processo: "Mi hanno colpito alla nuca e ho visto il suo corpo disteso vicino a me"

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Anastasya Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi, non ha trattenuto le lacrime al processo per l’omicidio del 25enne personal trainer, avvenuto a Roma nell’ottobre del 2019. "Mi hanno fatto passare per un’assassina, per l’amante del migliore amico del mio fidanzato, ma Luca era tutto per me, volevo costruire una famiglia con lui", ha raccontato lei stessa al processo, nel quale Anastasya è accusata del tentativo di acquisto di droga. "Oltre al lutto che non mi hanno fatto vivere ho dovuto combattere con persone che mi accusavano di essere l’assassina e l’amante di Giovanni Princi", ha detto la ragazza davanti ai giudici della prima corte d’assise. La morte di Luca "è stata un colpo talmente forte che io non volevo neanche più vivere. Io mi vedevo accanto a lui, volevo vivere con lui e creare una famiglia", ha aggiunto la ragazza.

Nel corso dell’esame Anastasya ha raccontato le drammatiche fasi dell’aggressione, avvenuta davanti ad un pub, per mano di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. "Ho sentito una pressione alla nuca e una voce che mi diceva ‘dammi lo zaino’. Sono caduta, mi sono rialzata e ho visto Luca a due metri da me a terra, non capivo cosa era successo. Pensai fosse svenuto, cercai di svegliarlo, intorno non c’era più nessuno, eravamo solo noi". E ancora: "Quella sera Princi (già condannato a 4 anni per cessione di droga con il rito abbreviato) ci disse che doveva fare un "impiccetto" per una moto, forse rubata. Mise nel mio zaino una busta marrone, come quelle del pane, con il bordo superiore arrotolato, mi disse che c’erano un po’ di soldi dentro".

L’imputata ha affermato che nella prima denuncia, fatta quando non sapeva ancora che Sacchi era morto, "aveva affermato di essere andata a piedi al pub e non con la mia auto perché ero convinta che Princi avesse fatto qualcosa nella mia macchina. E ho pensato che se era successo quel casino c’era qualcosa che non andava e volevo che io e Luca rimanessimo fuori da questa storia". "Per me quella fu una rapina, io non sapevo cosa raccontare ai genitori di Luca, mi chiesero se io c’entrassi con la droga e dissi di no – ha spiegato la ragazza – a loro non dissi della busta nel mio zaino. In quella busta so solo che c’erano un po’ di soldi".

La pm Giulia Guccione ha chiesto ad Anastasya a cosa si riferissero i messaggi che Luca gli inviò poco prima di essere ucciso in cui le diceva ‘non fare cazzate, attieniti ai piani’. "Si riferiva agli appartamenti che andavo a visitare perché stavamo cercando casa e già avevo rischiato di perdere una caparra perché poi avevo cambiato idea sull’appartamento", ha risposto Anastasya. "Il giorno dopo sono andata sotto casa di Princi perché volevo parlare con lui, volevo guardarlo negli occhi, volevo che mi dicesse cosa era successo e se conosceva chi ci aveva aggredito: lui ha tradito la nostra fiducia. I responsabili avrei voluto averli tra le mani prima io dei carabinieri perché mi avevano strappato la persona che amavo di più a questo mondo".

red.int.