Quindici anni dopo Francesco Cossiga, anche Giuliano Amato si schiera per la pista francese nella strage di Ustica. "La versione più credibile – afferma l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, in un’intervista a ‘la Repubblica’ – è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli quel 27 giugno. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. E il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile per spacciare l’attentato come incidente involontario". "Gheddafi – prosegue – fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo". Secondo Amato a salvarlo sarebbe stato Bettino Craxi. "Avrei saputo più tardi, ma senza averne prova – dice Amato – che era stato Craxi ad avvertire Gheddafi. Non aveva interesse che venisse fuori: sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio". "Il missile sganciato contro il Mig libico– aggiunge – finì per colpire il Dc-9 che si inabissò con dentro 81 innocenti. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese. La Francia su questo non ha mai fatto luce. Mi chiedo perché Macron non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia".
La risposta di Parigi, a stretto giro, è però picche. "Su questa tragedia – replica in giornata il ministero degli esteri francese – la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto. Questa disponibilità francese è stata puntuale nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà".
Ma non tira aria da nuova richiesta formale. Piuttosto il governo chiede ad Amato di fornire le prove delle sue affermazioni. La premier Meloni non intende aprire un nuovo fronte. Premette che "nessun atto riguardante la tragedia del Dc-9 è coperto da segreto di Stato" e definisce quelle di Amato "parole importanti che meritano attenzione", ma "frutto di personali deduzioni. Chiedo ad Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti".
"Quella di Amato – dice Antonio Tajani, – è la sua versione. C’è stato un processo, tocca alla magistratura indagare. Le relazioni tra Stati non sono legate a un’intervista" mentre secondo Matteo Salvini "è assolutamente necessario capire se ci sono anche elementi concreti a sostegno. Attendiamo commenti delle autorità francesi".
Mentre le opposizioni plaudono ad Amato, si muove intanto il Csm, con il vicepresidente Fabio Pinelli che annuncia la richiesta alla procura di Marsala "di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse" dell’inchiesta condotta da Paolo Borsellino sul “buco nero“ nei tracciati radar di quella sera. Il Copasir da parte sua mercoledì prossimo valuterà se intervenire, forse con una audizione di Giuliano Amato.
Alessandro Farruggia