Mercoledì 24 Aprile 2024

Amadeus e il festival dell’arroganza

Chiara

Di Clemente

Per molti, Sanremo prima di cominciare è già finito. Lo spettacolo che dà il Festival in queste ore basta e avanza per dire che vergogna, ripigliatevi signori, ma delirate o cosa? Tutti in questo anno maledetto abbiamo imparato a fare i conti con ciò che Camus, nella Peste, chiama "l’abitudine alla disperazione, peggiore della disperazione stessa". Abbiamo visto la morte e il pericolo della morte più da vicino che mai, ci siamo ridimensionati e adattati a regole e sacrifici ritrovandoci minati nell’animo dalla paura quotidiana, dalla lontananza dagli altri, dalla povertà che avanza. Vediamo adolescenti che, stremati dalla Dad, hanno iniziato a dubitare pure della speranza. Eppure, i ragazzi per primi, e noi tutti, abbiamo chinato la testa e continuiamo a tenerla bassa, resistendo e lavorando anche in condizioni assurde ma rispettando ogni decreto e giravolta, nel nome del bene comune e superiore.

Gli unici a non tenerla bassa, la testa, sono Renzi e Amadeus. Il Paese della politica che in piena pandemia apre una crisi di governo, e lo specchio di quel Paese politico folle ed egotico che è – ovvio – Sanremo. Festival 2021 che va fatto per forza in un Teatro Ariston colmo di pubblico. La legge non lo consente? Chi se ne frega, "o col pubblico o me ne vado", tuona l’ex Solito Ignoto già cantore delle donne che fanno un passo indietro rispetto agli uomini. Re Sole bis (Sanremo sono io), incurante del virus e dei Dpcm che lo circondano, della Prima semi-annullata della Scala o di Cannes spostato a luglio, dei nostri cinema e teatri chiusi da mesi, ha già stabilito i numeri di presenti in sala (mica 50 o 100: "Possiamo arrivare a 380", ha detto sereno in un’intervista il 23 gennaio), sancendo che il Festival è sopra la legge, anzi oltre la legge. "O si fa con il pubblico o nulla". All’arroganza di Amadeus o di chi per lui fanno facile eco il Comune di Sanremo, nel nome di alberghi impazienti di duplicare i prezzi, e quei dirigenti Rai che non prendono il presentatore da una parte e gli dicono: ciccio, ma stai scherzando? Perché se è una gag – con o senza Fiorello – stavolta non fa ridere.