Venerdì 19 Aprile 2024

Alunni imbrattano i muri del bagno La maestra li sgrida: condannata

Il pm chiede l’assoluzione ma il giudice: un anno e 20 giorni all’insegnante. "Abuso di mezzi di correzione". I piccoli avevano raccontato di essere stati insultati dall’insegnante. La denuncia dei genitori

di Loredana Del Ninno

"Abuso di mezzi di correzione". É l’accusa costata una condanna di un anno e 20 giorni a una supplente di una Elementare nel Parmense, malgrado la richiesta di assoluzione del pubblico ministero. La colpa? Avere sgridato un gruppo di alunni maschi che aveva imbrattato con le feci i bagni dell’Istituto Comprensivo di Fornovo Taro. I fatti risalgono a quattro anni fa. La maestra, 60 anni – che attualmente non si insegna più in quella scuola – era stata chiamata a sostituire l’insegnante di una quinta elementare. Un bel giorno, durante la lezione, una collaboratrice scolastica irrompe in classe lamentando che i muri della toilette erano stati volutamente sporcati con le feci.

I bambini vengono rimproverati ma nessuno fornisce giustificazioni. Nemmeno dopo l’ulteriore richiamo dell’insegnante, che minaccia di rivolgersi al dirigente scolastico. Alcuni di loro, tornati a casa, raccontano però in lacrime ai genitori di essere stati ricoperti di insulti. Un ragazzino aggiunge di essere stato strattonato. La maestra viene così denunciata e parte l’iter giudiziario. Nel corso del dibattimento, la difesa della donna chiede l’assoluzione, mettendo in rilievo numerose contraddizioni nelle testimonianze degli studenti, che oggi frequentano il primo anno delle superiori. Richiesta condivisa dal pm "perché il fatto non sussiste". Ma il giudice del tribunale di Parma, ritenendo esagerati i richiami dell’insegnante, la condanna a un anno e venti giorni, con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Oltre a pagare i propri avvocati, la donna dovrà coprire anche le spese processuali.

Immediata la reazione dei sindacati. La Gilda di Parma e Piacenza – fa sapere il coordinatore Salvatore Pizzo – "auspica che l’insegnante scelga di ricorrere nei successivi gradi di giudizio e ancora una volta rivendica che le autorità preposte non procedano solo e sempre a carico degli insegnanti. Anche in questo caso pare che nessuno abbia agito per l’evidente ”culpa in educando” contro i genitori degli spargitori di feci. La ”culpa in educando” è ben richiamata non solo nel Codice Civile, ma anche nella Costituzione. Troppo comodo scaricare tutto sui docenti, noi non ci adegueremo mai a ciò".

Sdegno anche nel mondo politico. "Il giudice del tribunale di Parma che ha condannato ad un mese e 20 giorni per abuso dei mezzi di correzione una maestra rea di aver rimproverato i suoi alunni che avevano imbrattato i muri dei bagni con le

feci, non ha reso un gran servizio alla scuola – hanno dichiarato i deputati di Fdl Paola Frassinetti, vicepresidente commissione cultura Camera e responsabile dipartimento istruzione e Ella Bucalo responsabile scuola –. Questa sentenza mette in discussione l’autorevolezza dei maestri che non potrebbero più neanche rimproverare i loro alunni per aver compiuto atti vandalici. La vicenda appare ancor più surreale se si considera che il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. La scuola non potrà mai essere davvero educativa se i genitori tutelano i figli anche quando sbagliano, accusando i docenti e limitando di fatto la loro autorevolezza".