di Loredana Del Ninno "Abuso di mezzi di correzione". É l’accusa costata una condanna di un anno e 20 giorni a una supplente di una Elementare nel Parmense, malgrado la richiesta di assoluzione del pubblico ministero. La colpa? Avere sgridato un gruppo di alunni maschi che aveva imbrattato con le feci i bagni dell’Istituto Comprensivo di Fornovo Taro. I fatti risalgono a quattro anni fa. La maestra, 60 anni – che attualmente non si insegna più in quella scuola – era stata chiamata a sostituire l’insegnante di una quinta elementare. Un bel giorno, durante la lezione, una collaboratrice scolastica irrompe in classe lamentando che i muri della toilette erano stati volutamente sporcati con le feci. I bambini vengono rimproverati ma nessuno fornisce giustificazioni. Nemmeno dopo l’ulteriore richiamo dell’insegnante, che minaccia di rivolgersi al dirigente scolastico. Alcuni di loro, tornati a casa, raccontano però in lacrime ai genitori di essere stati ricoperti di insulti. Un ragazzino aggiunge di essere stato strattonato. La maestra viene così denunciata e parte l’iter giudiziario. Nel corso del dibattimento, la difesa della donna chiede l’assoluzione, mettendo in rilievo numerose contraddizioni nelle testimonianze degli studenti, che oggi frequentano il primo anno delle superiori. Richiesta condivisa dal pm "perché il fatto non sussiste". Ma il giudice del tribunale di Parma, ritenendo esagerati i richiami dell’insegnante, la condanna a un anno e venti giorni, con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Oltre a pagare i propri avvocati, la donna dovrà coprire anche le spese processuali. Immediata la reazione dei sindacati. La Gilda di Parma e Piacenza – fa sapere il coordinatore Salvatore Pizzo – "auspica che l’insegnante scelga di ricorrere nei successivi gradi di giudizio e ancora una volta rivendica che le autorità preposte non procedano solo e sempre a carico degli insegnanti. Anche in questo caso pare che nessuno abbia ...
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