"Altro che web, abbiamo perso un anno". Il prof filosofo: scuola vittima della pandemia

Dionigi, presidente di AlmaLaurea: "La didattica a distanza va bene per prendere la patente. I ragazzi hanno bisogno di frequentarsi. L’insegnamento è la parte più importante del Paese. Invece sono venute prima le messe in piega. Torniamo in classe con tutte le cautele".

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Ivano Dionigi, 72 anni, presidente di AlmaLaurea, rettore dell’università di Bologna fino al 2015, ‘il professore’ di latino per migliaia di ragazzi. Didattica a distanza, maturità così e così. Il suo bilancio?

"Abbiamo perso un anno. Ci saranno cicatrici psicologiche. I ragazzi hanno bisogno anche di frequentarsi. Però occorre una premessa".

Spieghi.

"La scuola è la vittima più illustre di questa pandemia. Invece, diceva Calamandrei, è la parte più importante del Paese. Più importante del Parlamento e della Corte Costituzionale. L’insegnamento a distanza? Va benissimo per dare informazioni. Per conoscere e formare cittadini e governanti non basta. È una supplenza".

È stato un anno di supplenza?

"Sì, e qualcuno non ha avuto nemmeno quello. Perché si sono acuite le differenze di classe".

Dipendeva dai mezzi a disposizione, durante il lockdown.

"Chi aveva un bilocale con tre figli e uno smartphone non so come abbia fatto. Chi stava bene è stato meglio, gli altri sono stati peggio".

C’è stato un buco?

"Nella crescita culturale, psicologica, sociale. Perché le tecnicalità s’imparano in tre settimane. Ma la scuola è un’altra cosa".

Lei sicuramente ne ha un’idea, insegna latino dal ’72, famosi anche i suoi blitz in aula quando era rettore di Bologna.

"Come diceva Mandel’stam, un grande critico dantesco che è finito male perché non piaceva a Stalin, bisogna attrezzare i nostri giovani con gli scarponi chiodati per la vita".

Cosa significa?

"Che non si può stare in pantofole. L’insegnamento esige un rapporto al riparo da ogni pedagogia facilitatrice, che ha fatto dei danni. Se uno perde un anno è un disastro".

Tutta questa enfasi sulla didattica a distanza?

"Online si può forse studiare per la patente. Io sto con Nietzsche, la scuola non deve formare degli utili impiegati ma dei cittadini. La crescita s’arresta quando mancano l’aria, il ritmo e l’anima. Ai nostri ragazzi è stato tolto tutto questo".

Non è stato così ovunque. Perché?

"Certi Paesi hanno già ripreso perché nelle classi ci sono 12 studenti, non 26 o 28. Il discorso va di pari passo con quello della sanità".

Problemi di risorse?

"Non solo. Per chi cura corpo e anima, medici e insegnanti, colonne portanti del Paese, nessun riconoscimento sociale anzi massacro mediatico e anche umiliazione economica".

Un voto sulla maturità in presenza?

"È stata un teatrino. Ma pur di tirarli fuori da casa e dal pigiama... Perché il problema, che vale anche per il futuro, è che la pandemia è un fatto eccezionale. E allora bisogna rispondere in modo eccezionale".

Come?

"Dobbiamo lavorare tutti di più. Dov’è scritto che le lezioni devono finire ai primi di giugno? Dov’è scritto che bisogna votare a settembre nelle scuole ai seggi?".

Proprio oggi i sindacati lanciano un nuovo allarme: non ci sono le condizioni per essere in aula alla ripresa.

"Dobbiamo ritornare, con tutte le cautele. Mi sarei aspettato ragazzi più attivi, più protestatari. Invece ho visto una gran passività. Se li tieni in casa, quasi fossero spettatori, non capiranno cos’è avvenuto. Invece loro devono essere protagonisti della ripresa. Cosa sono, topolini da esperimento che seguono le lezioni in pigiama dallo smartphone?".

Ci dia almeno una bella notizia.

"Noi, che siamo ultimi in Europa per l’occupazione giovanile, dati Eurostat, e penultimi per laureati prima della Romania, con il 27,8% tra i 30 e i 34 anni, quindi fanalini di coda perché la media europea è del 40%, abbiamo le scuole migliori d’Europa. Questo mi fa piangere. Un ben di Dio che non va sperperato. Dobbiamo esserne tutori gelosi".

Non per rompere l’incanto: ma se abbiamo perso un anno, e le previsioni sono fosche, non rischiamo di perderne due?

"Questo non voglio pensarlo. C’è una situazione eccezionale. La scuola va messa al primo punto dell’agenda. Invece sono venute prima anche le messe in piega delle parrucchiere...".