Mercoledì 24 Aprile 2024

Altro che tregua, Mosca alza il tiro "Biden è già in guerra contro di noi"

Le accuse del presidente della Duma. La Nato più dura di Kiev: mai il via libera all’annessione della Crimea

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di Tommaso Strambi

Anna è una vecchia novantenne ucraina. Se ne sta aggrappata al suo bastone, quasi fosse l’unica ancora di salvezza e come una litania, in lacrime, continua a chiedere: "Quando finirà la guerra?". È sopravvissuta al secondo conflitto mondiale e racconta di non aver mai visto tanta brutalità, come in questi ultimi due mesi. Intorno le strade sono deserte, ovunque ci sono crateri e palazzi inceneriti. Tutto è avvolto in un silenzio irreale, spezzato solo dal suono lugubre, incessante dei colpi dell’artiglieria. Negli ultimi giorni nei territori dell’Oblast di Kharkiv, l’esercito russo avanza verso Severodonetsk, nei cui sobborghi sono in corso scontri tra le forze separatiste filo-russe e l’esercito ucraino. Si spara strada per strada. E alla vigilia del 9 maggio, in cui i russi celebrano la Giornata della Vittoria, niente lascia presagire ad una svolta diplomatica che segni la fine della guerra, auspicata da Anna. Anzi, tutt’altro.

Il conflitto sembra entrare in una nuova fase. Ancora più cruenta. Come si percepisce anche dalle accuse che il presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, rivolge agli Stati Uniti. Sul suo canale Telegram, Volodin punta l’indice contro gli Usa che "partecipano attivamente alle ostilità in Ucraina". "Non si tratta solo della fornitura di armi e attrezzature – continua il presidente della Duma –, Washington coordina e sviluppa le operazioni militari per contro del regime nasista di Kiev". Il riferimento, neppure troppo velato, è alle rivelazioni del New York Times secondo cui l’intelligence americana avrebbe passato alle forze militari ucraine le informazioni per colpire gli obiettivi russi. Parole pesanti che mirano ad allargare il conflitto al di fuori dei confini dell’Ucraina. E, così anche l’apertura dell’altra notte del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che si è detto pronto a sedersi ad un tavolo di negoziato con la Russia se le forze militari di Mosca si ritirassero "sulle posizioni del 23 febbraio" riconoscendo di fatto, per la prima volta, di essere disponibile a rinunciare alla Crimea, resta sospesa nel vuoto. Anzi. Un "niet", ancora più fragoroso a questa ipotesi, arriva dal fronte occidentale. "I membri della Nato – fa sapere il segretario generale, Jens Stoltenberg, in un’intervista al giornale tedesco Die Welt, non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea. Ci siamo sempre opposti al controllo russo su parti del Donbass nell’Ucraina orientale".

Parole che chiudono, ancor prima di aprirlo, un dialogo tra Kiev e Mosca. E, nello stesso, tempo Stoltenberg spegne anche le speranze della vecchia Anna di veder finire presto "questa guerra". "L’Alleanza – spiega il segretario generale della Nato – è determinata ad aiutare l’Ucraina anche se ci vorranno mesi o anni" per battere Putin. E rimarca la volontà di "fare tutto il possibile" perché il conflitto non si espanda.

Così, alla vigilia del 9 maggio che, nelle intenzioni dello zar Putin, avrebbe dovuto rappresentare la deadline delle "operazioni speciali in Ucraina", si continua a combattere. Come confermano le autorità di Kiev che, sui propri canali Telegram, riferiscono che i russi hanno lanciato quattro missili da crociera sul territorio di Odessa. Ma hanno anche fatto saltare in aria tre ponti stradali per rallentare la controffensiva ucraina a Kharkiv e hanno lanciato missili sulla città di Sumy, che si trova nel Nord del Paese, vicino alla forntiera con la Russia.

Mentre, sul fonte opposto, cinque persone sono morte, inclusi due bambini, in una serie di incendi scoppiati in Russia nella zona di Krasnoyarsk, terza più grande città siberiana, centro industriale e importante snodo della Ferrovia Transiberiana. Le fiamme hanno mandato in fumo decine di edifici in diversi villaggi. Secondo la protezione civile, il fuoco è divampato a causa di "cortocircuiti dovuti a cavi invertiti e al crollo di una linea elettrica provocato da forti venti fino a fino a 40 ms". Ma il servizio meteo internazionale Timeandate riporta nella zona dei roghi venti dai 4 ai 13 chilometri orari che, stando alle tabelle internazionali, indica vento meno che moderato. Un particolare, quello della spiegazione delle autorità russe, che inducono a immaginare che si tratti più di obiettivi che di casualità. Ovviamente nessuno si spinge a dichiarare apertamente che gli incendi potrebbero esser riconducibili alla cyberguerra di Kiev, ma non è sfuggito agli osservatori che ad ogni rogo le immagini siano state mostrate innumerevoli volte dai canali social ucraini.