"Altro che stipendi bassi, non hanno voglia di lavorare"

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di Giulia Prosperetti

"La situazione tremenda che stiamo vivendo a livello di ricerca del personale credo sia il frutto di più fattori. Agli ammortizzatori sociali, che la fanno da padrone, si sommano gli effetti della pandemia: la costrizione di rimanere a casa ha portato tante persone a dire stavo così bene che quasi quasi non torno a lavorare. Un paradosso". Con la stagione estiva alle porte Marco Bertozzi, titolare del Laerte Palace hotel di Mogliano Veneto, non riesce a completare il suo staff con le figure necessarie a far funzionare le sue due strutture ricettive.

Quali figure non riuscite a trovare?

"Un po’ tutte: camerieri di sala per il servizio ristorante o bar, receptionist che abbiano una preparazione e una modalità di lavoro tale da potersi permettere di affrontare una professione in un albergo a 4 stelle. Facciamo molta fatica anche a trovare personale che lavori ai piani per fare le camere e il servizio".

Come mai i colloqui non vanno a buon fine?

"Mi scontro quotidianamente con persone di tutte le età, dai 22 ai 55 anni, che malgrado palesino la volontà di cercare lavoro appena gli dici cosa c’è da fare scappano. Non hanno voglia di lavorare, non sono disposte al sacrificio".

Il problema è lo stipendio?

"Non parliamo di lavori sottopagati o di imprenditori che sfruttano i lavoratori, ma dei minimi standard previsti dai contratti collettivi nazionali a cui tutti ci dobbiamo adeguare".

Di che cifre parliamo?

"Offriamo stipendi base che possono migliorare con il tempo. Parliamo di stipendi da 1.300, 1.400, 1.500 euro in base alle mansioni e alle ore che un dipendente fa. Facciamo contratti regolari che prevedono straordinari, festivi e le maggiorazioni notturne. Ed, essendo aperti tutto l’anno, non si tratta di un lavoro stagionale".

Con quali motivazioni rifiutano il lavoro?

"Noi abbiamo un’attività alberghiera che prevede diversi turni di lavoro, ma molti mi dicono: ‘Le notti preferisco non farle perché sono pesanti, rimango in disoccupazione’. Altri non accettano di lavorare il sabato o la domenica. Tanti mi propongono di venire a lavorare in nero – che è una cosa che non si deve e non si può fare – così continuano a percepire il reddito di cittadinanza o la disoccupazione".

Chiedono compensi più alti?

"Alcuni dicono: ‘Mi conviene uscire dalla disoccupazione solo se mi dai 2mila euro al mese’. Si tratta di frasi che sono all’ordine del giorno".