Giovedì 25 Aprile 2024

Altro che poesia CR7 vuole il 7 per gli affari

Corrado

Piffanelli

era una poesia in quei numeri. La fatica del 4 (mediano), l’estro del 7 (ala), la fantasia del 10 (regista), l’energia del 3 (fluidificante). Il 9 era associato al 5 avversario, il 2 all’11, per una volta anche i numeri, grazie alla magia del calcio, diventavano storia popolare, prendevano calore e colore. Quando succedeva questo, Cristiano Ronaldo giocava nell’Andorinha, club di cui il padre era magazziniere. Ed aveva 7 anni. Sette, proprio come il numero che Sir Alex Ferguson gli suggerì al suo primo arrivo al Manchester United: perché era stato di Best, di Cantona e di Beckham. Un numero sul quale ha costruito un impero. CR7 è un marchio mondiale, Cristiano ha superato i 300 milioni di followers su Instagram, un suo post vale 500800 mila euro, il brand è diffuso nel footwear, underwear, digitale, profumi e cosmesi, junior fashion, aerei, alberghi. Il suo social power è in grado di spargere dividendi generalizzati al suo marchio personale, presente trasversalmente in più settori tra aziende brandizzate direttamente e sponsor (la Nike addirittura a vita). Un sistema che, secondo stime più o meno precise, gli ha consentito di guadagnare 1 miliardo di dollari, di introitare da sponsor e ricavi commerciali più di quanto ottenga dai club (31 milioni netti l’anno alla Juve, 25 ora a Manchester). E per tutto questo Cristiano ha voluto il 7. Per Best? Per Beckham? O per Cantona e Ferguson? O per la poesia del calcio che ai numeri lega comunque la sua storia? Semplicemente, niente di tutto questo. La Premier, solitamente molto rigida con la numerazione delle maglie, non sembrava dare chances, essendo il 7 di Cavani. Lo stesso United ha tergiversato, ipotizzando un 28 che inizialmente Cristiano avrebbe avuto nel suo primo sbarco inglese. Edinson Cavani è però un signore: ha preso il 21, maglia che solitamente veste con la Celeste dell’Uruguay (liberatasi grazie all’addio di James) e così il 7 è libero per il più grande calciatore brendizzato del mondo. Sicuramente più di Leo Messi, che al Psg il 10 l’ha lasciato quasi senza nemmeno accorgersene.