Mercoledì 24 Aprile 2024

Covid, piste piene in Val Senales. Altro che paura dei contagi

Impianti presi d’assalto da turisti, famiglie e atleti della nazionale di sci. Blitz dei carabinieri del Nas, ma è tutto in regola con i protocolli anti Covid

Migration

Sole, ossigeno: libertà. La seggiovia scarica sciatori a getto continuo. Oplà, un sorriso: e decine di atleti, ragazzi, cinquantenni da tutta Italia e da mezzo mondo si lanciano sulle piste e si lasciano alle spalle la vita cupa tutta divieti anti-Covid.

Coronavirus, il bollettino del 28 ottobre

L’altra Italia prende forma sul ghiacciaio della Val Senales, 3.200 metri di quota, le piste sono aperte come a Solda. È la ricetta dell’Alto Adige: svago (che è anche lavoro) e disciplina. Qui sono state riscritte le regole che Conte ha dettato agli italiani. "E meno male – si congratula Mattia Patriarca, 18enne di Udine, in vacanza con un gruppo di amici –. Alla fine questi sono gli unici posti per allenarsi. E lo sport serve, soprattutto adesso. È un modo per svagarsi, per staccare". "Divertimento, serietà, sacrificio", mette in fila Leonardo, 13enne romano.

Quassù, tra le nevi che speriamo eterne, gli italiani si riprendono le loro abitudini. "Le rivolte non finiranno, il popolo ha fame – è l’incursione nella realtà di Davide Finzione, 47 anni, imprenditore napoletano in relax –. Dopo otto mesi non puoi tornare a dire che la soluzione è chiudere un’altra volta. Dovevi prepararti, intervenire prima. Invece che fai? Scarichi tutto sui cittadini. Dicono: vi chiediamo sacrifici oggi, così facciamo Natale insieme. E dopo? Chiudiamo ancora?". Allergico alla parola ’ristoro’, la soluzione per Conte. Chi ha un’attività, è il ragionamento, chiede di lavorare, non vuole elemosine. Invece viene avanti la mentalità da "reddito di cittadinanza, che ha rovinato il Paese – ragiona –. Mi occupo anche di vino, di questi tempi ricevevo decine di telefonate al giorno, persone che chiedevano di fare la vendemmia. Oggi non chiama più nessuno".

Sono le 11, sulle piste ormai si muovono centinaia di sciatori, nel rispetto delle regole. Ti viene incontro la felicità di una bimba austriaca di 4 anni, attrezzatissima e seguita a vista dalla mamma, atleta, i fratellini di 7 e 10 anni dietro. Prima di sparire lungo la discesa, la donna promuove il sistema a pieni voti: "Porto a sciare i miei figli perché lo sport è salute. L’Alto Adige s’ispira all’Austria e fa bene. Anche da noi i ristoranti sono aperti fino alle 22. Basta usare la testa".

Arrivano i carabinieri del Nas. Ispezionano tutto, fuori e dentro, nell’albergo più alto d’Europa. In un angolo Monica Baiguini, 63 anni, neurochirurgo di Verona, osserva ogni cosa, pronta a intervenire in caso d’emergenza. Anche lei, da medico, è una fan dello sport. L’Italia a forza di divieti sta cadendo in depressione? "Chi aveva già problemi psichiatrici, in questo momento ha avuto peggioramenti gravi – documenta –. Lo verifico continuamente. Direi così: le regole servono ma è indispensabile lasciare alle persone un po’ di libertà".

E dove altro, se non sulle nevi di questi ghiacciai, si potevano trovare gli allenatori della Nazionale di sci maschile. Si preparano alla prossima tappa della Coppa del mondo, appuntamento il 14 novembre in Austria. Roberto Lorenzi, 44 anni, di Trento: "Poter essere qui per noi è prima di tutto un’opportunità di lavoro, poi ci consente di continuare a fare sport. Vale per chi lo pratica ad alto livello ma anche per tutti gli altri. Se si rispettano i protocolli, le cose funzionano bene".

image