Martedì 23 Aprile 2024

Altri incidenti, gestore della funivia nel mirino

Si indaga anche su Alpyland, la pista su rotaia che fa capo sempre a Nerini: tra il 2017 e il 2019 un dipendente e un turista rimasero feriti

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di Giambattista Anastasio

La procura di Verbania ha aperto inchieste su una società riconducibile a Luigi Nerini già nel 2017 e nel 2019. Allora Nerini era finito sotto la lente della magistratura non come proprietario e amministratore della Ferrovie del Mottarone, società che gestisce la funivia di Stresa, sulla quale il 23 maggio si sono perse 14 vite, ma per Alpyland, pista su rotaia con vista sulle montagne e i laghi, che fa capo di nuovo a lui. E ci finì per effetto di incidenti che causarono il ferimento di un dipendente, in un caso, e di un passeggero, nell’altro. Lesioni colpose l’accusa. Meglio sottolinearlo: non ci può essere alcun legame con le dinamiche, ancora da accertare, che hanno causato il cedimento del cavo traente della funivia provocando, unitamente alla disattivazione dei freni di emergenza, la caduta della cabina numero 3. Ma anche su quei precedenti ha puntato la procuratrice Olimpia Bossi per chiedere la convalida dell’arresto di Nerini, invece scarcerato dal gip Donatella Banci Buonamici. Secondo il pm gli incidenti su Alpyland dimostrerebbero "l’insofferenza (di Nerini, ndr) ad uno scrupoloso rispetto delle misure di sicurezza volte a tutelare l’incolumità degli utenti di tale genere di impianti".

Ma il gip non ha convalidato il fermo. Dopo tale decisione ha ricevuto minacce tramite mail. E altrettanto – si è appreso ieri – è accaduto all’avvocato difensore di Nerini, Pasquale Pantano. Sul tema è intervenuto ieri Luigi Montefusco, presidente del tribunale di Verbania: "Il clamore mediatico della tragica vicenda e la condivisibile sofferenza per le vittime non giustificano la gogna e addirittura le inaccettabili e preoccupanti minacce al gip al quale esprimo piena e convinta solidarietà".

Dalla difesa di Nerini emerge perplessità sull’opportunità di rispolverare le inchieste relative ad Alpyland, un atteggiamento che viene letteralmente equiparato al "pettegolezzo". Pantano, in questi giorni, ha fatto presente al gip e agli inquirenti come, a suo dire, Nerini non sapesse della decisione di lasciare i forchettoni inseriti anche a funivia in servizio, come non avesse alcun potere di interrompere le corse della funivia, un servizio pubblico, a meno che il direttore dell’esercizio (Enrico Perocchio, altro indagato) non gli rappresentasse questa necessità e come avesse sottoscritto una polizza da 150mila euro con la società altoatesina Leitner perché questa si occupasse della manutenzione della funivia, garantisse interventi anche nel giro di 8 ore se necessario e nominasse il direttore d’esercizio della funivia (quindi Perocchio).

Da parte sua Gabriele Tadini, capo operativo della funivia, l’unico ai domiciliari, di fronte ai filmati trasmessi dall’emittente televisiva tedesca Zdf, e risalenti al 2014, al 2016 e al 2018, ha ribadito al suo legale, Marcello Perillo, di non aver mai utilizzato i forchettoni in modo improprio prima del 2021. Mai con turisti a bordo, prima di quest’anno. Perillo ha nominato due consulenti tecnici, Andrea Falco e Riccardo Gruttadauria. Ieri ha chiesto di poter eseguire un sopralluogo nel punto in cui è precipitata la cabina, ma la procura gli ha risposto no. Il legale ha parlato di "vulnus al diritto di difesa" e nel pomeriggio si è portato nelle vicinanze del punto dell’incidente con i suoi collaboratori. Poi ha chiesto al tribunale una serie di perizie super partes sul cavo con "incidente probatorio".