Mercoledì 24 Aprile 2024

Altolà di Bruxelles sulle spiagge "L’Italia si adegui alle regole Ue"

Arriva il richiamo dopo il rinvio nel Ddl concorrenza. La Lega aveva esultato, ora il premier può intervenire

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di Elena Comelli

ROMA

All’Unione europea non va giù che il governo Draghi abbia scelto di rimandare (come già avvenuto per la riforma del catasto) l’esame dei temi più controversi, a cominciare dalla liberalizzazione delle concessioni balneari e delle licenze agli ambulanti, che andrebbero messe a gara in conformità con la direttiva Bolkestein del 2006. E così il giorno dopo l’approvazione del Ddl concorrenza nel quale era contenuto il rinvio, da Bruxelles arriva un richiamo, anche se per adesso e almeno nella forma privo di toni ultimativi. Semplicemente un "agite rapidamente".

Il Ddl sulla concorrenza passato in Cdm, ora all’esame del Parlamento, era in effetti stato molto più scarno di quel che ci si aspettava. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ieri mattina aveva esultato: "La Lega ha evitato il ritorno alla direttiva Bolkestein, che avrebbe messo a rischio il futuro di migliaia di aziende e decine di migliaia di posti di lavoro", mentre Draghi, come di consueto più pacato, aveva rivendicato comunque il risultato raggiunto: "Avviamo un’operazione di trasparenza e mappiamo le concessioni per spiagge, acque minerali e termali, frequenze". In sostanza prendendo, o cercando di prendere, tempo.

Tempo che però la Ue non ha concesso: "È importante che l’Italia agisca rapidamente in modo che la legislazione e le pratiche sulle concessioni balneari siano conformi alla legislazione europea e alla giurisprudenza della Corte di giustizia", ha spiegato ieri mattina la portavoce della Commissione europea per il Mercato interno, Sonya Gospodinova, riferendosi alla procedura d’infrazione in corso contro l’estensione al dicembre 2033 delle concessioni balneari decisa dal governo Conte. Draghi, forte a questo punto del richiamo dell’Europa può prendere più di petto la questione rispetto a quanto avrebbe fatto prima, temendo le critiche della Lega. Magari solo attendendo la sentenza imminente del Consiglio di Stato e, in base a quella, calibrare l’intervento da attuare, così da muoversi nel tracciato di quanto deciderà l’organo di giustizia amministrativa guidato da Filippo Patroni Griffi, che ha finora sempre assecondato il diritto comunitario. In questo senso l’intervento della Ue potrebbe agevolare il premier nel confronto con i partiti della maggioranza, mettendolo nella condizioni di squadernare il famoso e sempre utile "ce lo chiede l’Europa".

La legge sulla concorrenza è una delle riforme chieste da Bruxelles in cambio degli oltre 190 miliardi di aiuti collegati al piano Next Generation Eu. Un ulteriore rinvio avrebbe creato difficoltà su questo piano, perciò si è scelto di approvare il pacchetto di norme svuotandolo per ora degli interventi più sensibili sotto il profilo politico: meglio una legge debole – è il principio – che nessuna legge. E quindi nulla di fatto sulla liberalizzazione delle spiagge, dell’acqua e delle frequenze: è prevista solo una mappatura delle concessioni balneari per capire chi le detiene, da quanto tempo e quanto paga, in vista di futuri provvedimenti. Ora il richiamo della Ue potrebbe rapidamente cambiare le carte in tavola.