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Vicenza, 11 maggio 2022 - "Scendo da un ponteggio e la richiamo fra qualche minuto". L'architetto Elisabetta Mioni di Vicenza nel cuore e sul cappello porta la penna degli alpini. E' nipote di un reduce di Russia, fa parte dell'Associazione nazionale alpini con cui è inserita nella Protezione civile ed è anche ufficiale della riserva selezionata, cioè di quel nucleo di civili che per competenze professionali vengono richiamati per brevi periodi ad indossare la divisa. Quindi l'architetto Elisabetta all'occorrenza diventa il sottotenente Elisabetta alle dipendenze del Comando Truppe alpine di Bolzano. Lei non lo dice ma il suo compagno è un alpino. Fede totale e amore, ciclo completo. Era a Rimini, nell'adunata delle polemiche? "Certo, non perdo un raduno da 16 anni. E' un momento celebrativo e di festa che un alpino non può mancare." Gli alpini stanno passando per molestatori seriali. "E' una accusa gratuita che che l'Associazione non si merita." Però si parla di 150 segnalazioni raccolte dall'Associazione Non una di meno e peraltro una sola denuncia contro ignoti. "Non posso mettere la mano sul fuoco per 450 mila persone. Quando ci sono affollamenti si possono verificare episodi sgradevoli. Che non giustifico. Vedo però che è successo anche a Eurovision, a Milano a Capodanno e in altre occasioni". Lei ha mai avuto esperienze spiacevoli ai raduni? "Assolutamente no. Certo, qualche complimento festoso e sopra le righe. Capisco che a volte un apprezzamento pesante è percepito come molestia. Può succedere anche in discoteca". Sia sincera, nei tre giorni di Rimini ha visto situazioni limite? "Nemmeno per sogno. Se le avessi notate sarei intervenuta da donna e da alpino. Per noi il controllo reciproco è regola". Ora con una raccolta di firme si chiede di abolire le adunate degli alpini per due anni. "Ah sì? Allora però fermiano tutte le occasioni ...
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