Alluvione Marche, il geologo: "Lavori bloccati dalla burocrazia. Disastro annunciato"

Piero Farabollini, ex commissario per il sisma: "Fenomeni sempre più normali"

Senigallia e l'area devastata dall'esondazione del fiume Misa (Ansa)

Senigallia e l'area devastata dall'esondazione del fiume Misa (Ansa)

Senigallia si leccava ancora le ferite di otto anni fa. Dal 2014 ad oggi, è continuata a passare solo tanta acqua sotto i ponti. Vigliacco se a qualcuno sia venuto in mente di tradurre in atti concreti i progetti: nessuna vasca di contenimento a monte del fiume Misa che taglia in due la città. Zero opere di manutenzione dei corsi d’acqua, pulizia sporadica degli argini, dei fossi, assenza dei canali di scolo.

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Piero Farabollini, presidente dei geologi marchigiani, uno che di criticità se ne intende essendo stato anche commissario per il terremoto nelle Marche, non la manda a dire. "Quel che è successo non è stato un evento straordinario. E la sfortuna non c’entra. Questo è un disastro annunciato".

Ma possibile che in otto anni da quel tragico 3 maggio 2014 non sia stato fatto nulla per mitigare gli effetti della piena del fiume?

"Ad aprile di quest’anno l’assessore regionale Aguzzi dava l’annuncio dell’ok alla progettazione delle vasche di laminazione e di espansione a monte del fiume Misa".

In otto anni la burocrazia ha spazzato via ogni velleità.

"Non è accettabile. Bisogna mettersi in testa che il cambiamento climatico ormai è un dato di fatto e che certi fenomeni non possono più essere considerati eccezionali, ma la normalità. Succedono e continueranno ad accadere".

Ma allora come si potrà fare per prevedere certe situazioni?

"Le Marche, come l’Italia, devono aumentare il proprio livello di resilienza. Tenere puliti i letti dei fiumi, non costruire nelle zone alluvionali, alzare gli argini. Bisogna tradurre in atti concreti tutto ciò che possa lenire gli effetti di un’esondazione. Non possiamo più permetterci di piangere una sola vittima, va ripensato tutto. Non si può ragionare per medie annuali, ma casomai per picchi stagionali. Se il clima è cambiato e su questo non si discute, anche il nostro approccio deve cambiare".

Ma questa nuova tragedia poteva essere evitata?

"Gli effetti dell’esondazione potevano essere mitigati, sicuramente. Per giovedì era stata emessa un’allerta gialla, ma il pericolo è stato sottovalutato. Le persone erano state messe in guardia da possibili rischi, ma anche un’allerta simile non può prevedere la caduta di 420 millimetri di pioggia".

Per dare un’idea delle proporzioni del disastro, basti dire che nel 2014 nel Senigalliese caddero dai 260 ai 280 millimetri di pioggia, tra l’altro dilatati in un arco temporale più ampio. Stavolta ne sono caduti oltre 400. E stavolta non è esondato solo il Misa, ma anche il Nevola (suo affluente) e il Sentino a Sassoferrato. Ma anche di fronte a questa portata d’acqua, secondo Farabollini non si può parlare di sfortuna. "È passato troppo tempo e nulla è stato fatto. Solo l’ok a un progetto è troppo poco".