Alluvione Marche: fiumi esondati e burocrazia. I lavori di sicurezza restano bloccati

Il piano di bonifica del 2017 non è mai partito per le mancate autorizzazioni paesaggistiche. I Comuni: non servivano

Alluvione Marche, proseguono le ricerche del piccolo Mattia

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Si fa presto a dire pulizia dei fiumi e taglio degli alberi lungo i corsi dopo che l’esondazione di Misa e Nevola ha travolto l’entroterra della provincia di Ancona, fino a Senigallia. Poi si scopre che un’impresa boschiva da quattro anni ha un cantiere sotto sequestro a Chiaravalle per i lavori sul torrente Triponzio, e ci paga anche l’affitto, e il piano di taglio selettivo della vegetazione appaltato dal consorzio di bonifica delle Marche è stato bloccato dopo appena nove chilometri per il fatto che mancavano autorizzazioni paesaggistiche, che però i Comuni interessati dai lavori sostengono di non dovere rilasciare, perché non servono.

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Sembra un rompicapo o una scioglilingua, se non fosse che è tutto tremendamente molto serio, ed è la rappresentazione plastica di un Paese che si impantana già da sé, prima ancora che per il maltempo e le alluvioni: stop ai lavori sul torrente, ritirata di massa delle ditte, addio ai lavori del consorzio. È la storia del piano di taglio selettivo ("a costo zero") della vegetazione sui corsi dei fiumi marchigiani varato nel 2017 dal consorzio di bonifica e poi abortito, "perché dopo questo episodio tutte le ditte sono scappate", ammette Claudio Netti, presidente del consorzio. Cominciamo dal principio. "Ci rendiamo conto della grande abbondanza di vegetazione senescente e mai governata sui corsi d’acqua marchigiani e stimiamo che per fare i lavori siano necessari svariati milioni di euro, perché è un problema generalizzato, dal Tronto al Conca – dice Netti –. Solo per il Foglia servivano tre milioni di euro. Così prepariamo un grande bando pubblico rivolto alle ditte che trattano legname. Vi interessa avere il materiale eccedente nei fiumi? Bene, noi facciamo il progetto, voi fate il taglio selettivo e vi tenete il legname. Pubblichiamo la manifestazione di interesse per tutti i corsi d’acqua marchigiani e arrivano richieste su richieste".

Con i primi progetti autorizzati dall’allora genio civile si parte: il primo cantiere a Fermo, il secondo in provincia di Ancona, a Chiaravalle e dintorni, per i lavori sul torrente Triponzio, poi sul fiume Musone. "Ma nel 2018, dopo appena nove chilometri di taglio selettivo fatto secondo tutte le regole agronomiche, il cantiere finisce sotto sequestro, perché per alcuni tratti mancano le autorizzazioni paesaggistiche per il taglio boschivo", dice ancora Netti. In soldoni. "Sono alcuni tratti su nove chilometri complessivi nei quali l’area interessata dai lavori aveva, secondo i rilievi fatti dall’allora corpo forestale, un’estensione tale da dovere essere considerata bosco – spiega ancora –, quindi soggetta alle regole del taglio boschivo e ad altre autorizzazioni rispetto a quelle avute dal consorzio e dalla ditta. Parliamo di pochi metri e di casi di sconfinamento che si contano sulle dita di una mano".

Ma tant’è : la legge è legge, e va rispettata. Così scattano il sequestro del cantiere e le indagini, intanto consorzio e ditta chiedono le autorizzazioni ai Comuni interessati, ma la risposta è che non devono rilasciare nessuna autorizzazione, perché i lavori non sono di carattere idraulico nella sezione dei fiumi. Insomma, è un rompicapo di carte e burocrazia. E da allora non si è mossa più una foglia: il cantiere è ancora sotto sequestro, quei lavori sono fermi e tutti gli altri che sarebbero dovuti partire sono rimasti sulla carta, "perché le ditte si sono spaventate e hanno ritirato le manifestazioni di interesse arrivate". "Ecco – chiude Netti –, da quel momento questo sistema è stato abbandonato, mentre in altre regioni funziona, e bene".