Alleanza Pd-5S, banco di prova a Genova. Ma il Ponte dei record aiuta il bis di Toti

L’intesa sul giornalista Ferruccio Sansa è l’unica concretizzata alle amministrative. Il centrodestra punta sul successo della ricostruzione

Giovanni Toti (foto Dire)

Giovanni Toti (foto Dire)

"L’alleanza organica", quella tra Pd e M5s, che dovrebbe segnare il futuro della politica italiana, almeno sul lato delle prospettive future del governo Conte avrà una sua prima – e rischiosissima – prova generale tra il Ponente e il Levante. Una scelta singolare: Pd e M5s, a differenza dell’Umbria – dove pure il tentativo di mettere insieme Pd e M5s più sinistra si rivelò un fiasco colossale, nel novembre 2019 – in Liguria i ‘giallorossi’ partono decisamente svantaggiati. Ma solo qui si è riuscito a chiudere un’alleanza che vede, per il momento, andare al voto i due partiti divisi in tutte le altre regioni.

L’altro aspetto singolare della scelta sta nel nome contrapposto al governatore uscente e ricandidato con ottime chance di vittoria schiacciante, Giovanni Toti. Scelta che, dopo lungo peregrinare tra un nome e l’altro, alla fine è caduta sull’idea primigenia, quella del giornalista de Il Fatto Quotidiano, Ferruccio Sansa. Un nome su cui ceti dirigenti locali dei due partiti hanno fatto fuoco e fiamme: sia la vecchia dirigenza dem, ancora legata all’ex governatore Claudio Burlando, sia i giovani vertici grillini, capitanati dall’ex capogruppo in Consiglio regionale, Alice Salvatore, che per questo motivo è uscita dal Movimento e si candida da sola con una sua lista.

Alla fine ha ‘vinto’ la testardaggine del segretario dem, Zingaretti, che punta all’alleanza organica tra Pd e M5s, e il lungo lavorìo ai fianchi di entrambi i partiti portato avanti dal vicesegretario dem, il ligure (spezzino) Andrea Orlando, che è riuscito a evitare la spaccatura del Pd e, persino, a convincere Grillo. Il comico (genovese), pur essendo vicino di casa di Sansa (le loro due ville sono confinanti), non ne vedeva di buon occhio il nome perché, da giornalista, lo aveva attaccato e criticato.

L’alleanza dunque è nata, ma mostra subito il fiato corto: non si schioda, per ora, dal 39-43% dei voti, nei sondaggi. Sansa ha preso a girare la regione in camper, ha infarcito le liste a suo sostegno di candidati giovani e provenienti dalla mitica società civile e s’inventa pubblicità estemporanee, come quella di farsi fotografare, insieme a tutti i candidati, in mascherina.

Il governatore uscente, Giovanni Toti, forte di una coalizione di centrodestra in cui la Lega è ancora a distanza di sicurezza da Fd’I e Forza Italia resta tonica, non nutre preoccupazioni di sorta: gode del 51-55% dei consensi e, con una caduta di stile, ha inviato a Sansa, appena resa nota la sua candidatura, le proprie "condoglianze". Il margine di vantaggio deriva dalla buona immagine costruitasi intorno a Toti dopo la ricostruzione del Morandi, che in due anni è stato tirato di nuovo su, e che ha fatto parlare di "modello Genova". Una cambiale di consenso da dividere con il sindaco del capoluogo, Bucci, ma che Toti ha la possibilità di riscuotere per primo. A complicare le cose, sempre per Sansa, c’è la candidatura del terzo nome voluto dai centristi (Italia Viva, Azione civile di Calenda, +Europa, Psi e pezzi della società civile), quello dell’ex preside della facoltà di Ingegneria di Genova, Aristide Massardo, girato per mesi anche come papabile candidato del centrosinistra.

Vero dominus della scelta di Massardo è Raffaella Paita, ex dem oggi in Iv, storica avversaria di Orlando in Liguria e dotata ancora di buon seguito. Per ora Massardo non decolla (2-4%), ma può crescere. E resta una bella spina nel fianco di Sansa.