Giovedì 18 Aprile 2024

Allarme stipendi Salari in crescita nell’area euro Ma l’Italia è al palo

Più della metà dei lavoratori privati aspetta un adeguamento. L’allarme dei sindacati: "Buste paga ai minimi, è una pandemia"

Gli economisti della Bce pronosticano, per l’anno appena cominciato, una crescita "molto forte" dei salari nella zona euro sotto la spinta delle richieste sindacali per recuperare, almeno in parte, la drastica caduta del potere d’acquisto causata dall’inflazione. Ma se questa previsione potrà valere per gli altri Paesi, in Italia la situazione delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti parte da una condizione ben più drammatica. Basti pensare che allo storico divario tra i nostri stipendi e quelli dei nostri partner si sommano non solo la batosta finale del caro-prezzi sopra le due cifre, ma, come non bastasse, lo stallo del mancato rinnovo di contratti collettivi di primo piano.

Sono circa 6,8 milioni su 12,8 i lavoratori del settore privato che hanno un contratto scaduto al 31 dicembre scorso. Si tratta di lavoratori che appartengono a categorie che fanno riferimento ai 30 più importanti accordi collettivi scaduti su 591 non rinnovati. In sostanza, la metà dei dipendenti del privato si trova a ricevere retribuzioni che risalgono anche a anni fa e che non solo non sono state adeguate contrattualmente, ma che hanno dovuto scontare una perdita verticale del potere d’acquisto negli ultimi due anni di caro prezzi.

Basti pensare, a titolo di esempio, che nel terziario, commercio, turismo e ristorazione, sono 3 milioni i lavoratori che aspettano da anni l’adeguamento del salario. Certo è che l’intreccio tra lo storico ritardo delle retribuzioni italiane, l’inflazione e i mancati rinnovi determina una situazione esplosiva.

Tanto più che, anche sul piano europeo, l’avviso degli economisti della Bce ipotizza che, passato il 2023 per il quale si prevede un incremento del 5,2 per cento, nel medio periodo le "pressioni al ribasso influenzeranno nuovamente la crescita salariale a causa del rallentamento economico e dell’incertezza sullo sfondo della guerra russa in Ucraina". Come dire: la finestra per le rivendicazioni durerà ben poco. Gli stessi leader sindacali, del resto, dopo anni di "moderazione" e di intese con le associazioni datoriali per criteri di rinnovo contrattuale basati sull’idea di un’inflazione azzerata, sembrano oggi consapevoli della bomba-salari.

Maurizio Landini da mesi parla di "pandemia salariale" e mette avanti la sua ricetta: "Non patti, ma soluzioni. Chiediamo almeno cinque punti di taglio del cuneo contributivo a cui aggiungere il recupero del fiscal drag. Questo equivale a recuperare almeno una mensilità media all’anno, che può essere ampliata con un rinnovo dei contratti che non si fermi all’inflazione Ipca, ovvero l’indice dei prezzi al consumo armonizzato".

Insiste sul punto, a sua volta, PierPaolo Bombardieri, numero uno della Uil, che spiega: "In Italia esiste una vera e propria "questione salariale". È indispensabile, dunque, che si ripristini il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, a partire dal rinnovo dei contratti nazionali che sono scaduti per oltre 6 milioni di lavoratrici e lavoratori. È interesse di tutti che ciò avvenga. Anche per questo motivo, ribadiamo al governo la richiesta di ridurre al più presto il cuneo fiscale in modo più sostanzioso di quanto realizzato con la recente finanziaria e di detassare gli aumenti contrattuali".

Punta decisamente sull’esigenza di un Patto anti-inflazione, a differenza di Landini e Bombardieri, il leader della Cisl, Luigi Sbarra: "Ci vuole una forte alleanza per una nuova politica dei redditi, come fu con Ciampi nel 1993. Lo diciamo da tempo. Non si va avanti solo con interventi tampone, seppur indispensabili. Il governo Meloni deve marcare una svolta". Una richiesta alla quale sembra aderire la vice-ministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci, vicina alla premier: "La maxi inflazione erode i salari di milioni di italiani. Il governo è ben consapevole della grave situazione relativa ai contratti collettivi scaduti e intende intervenire per rimediare a una situazione insostenibile che interessa troppe categorie di lavoratori".

Claudia Marin