"Alla Francia serviva un guerriero" L’analista: Marine troppo filo Putin

Couturier e il successo di Macron. "È il più preparato, ma in troppi lo odiano. Sarà dura formare un governo"

 

"I francesi hanno promosso Macron, senza esitazioni. Ma non hanno bocciato definitivamente Marine Le Pen. Poi c’è l’estensione, quasi il 28%, che mette a nudo il disagio del paese". È la sintesi di Brice Couturier, docente di Geopolitica europea all’università Paris Est. "Le legislative di giugno – aggiunge – si annunciano complicate".

Come definisce la vittoria di Macron?

"Un grande successo, anche se non paragonabile a quello del 2017, quando ottenne il 66%. Marine Le Pen ha perso, ma ha guadagnato 9 punti rispetto alle presidenziali di 5 anni fa, mentre Macron ne ha persi 8".

Il ruolo di Macron nella guerra in Ucraina lo ha favorito?

"Ne sono più che convinto. La Francia aveva bisogno di un ’guerriero’, di un leader che imponesse la sua visione in questo drammatico momento. Macron è sicuramente l’uomo della situazione, mentre Marine Le Pen, che ha chiesto alla Russia di Putin milioni di euro per finanziare la sua campagna elettorale, è ovviamente la persona meno adatta a dialogare con il capo del Cremlino, il cui vero interesse è spaccare il fronte occidentale. Quale credibilità avrebbe Marine nelle vesti di negoziatrice? Sono contento che sia ancora Macron a gestire questo dossier che nelle prossime settimane diventerà sempre più drammatico. Probabilmente Putin sconfinerà in altri paesi ai confini con l’Ucraina: abbiamo bisogno di qualcuno che sappia tenergli testa".

Come spiega che Marine Le Pen sia arrivata ancora una volta al secondo turno?

"In questi cinque anni ha sdoganato il suo partito, lo ha banalizzato, ne ha eliminato i tratti diabolici. Oggi il Rassemblement National fa parte a pieno titolo del paesaggio politico. La Le Pen è riuscita inoltre a convincere una parte dell’elettorato che lei non vuole uscire dall’Unione, ma solo rinegoziare il budget della partecipazione francese, come fece Margaret Thatcher. Mentre nel 2017 aveva detto chiaramente che voleva l’uscita della Francia dall’euro, spaventando a morte i pensionati che senza lo scudo dell’euro sarebbero rovinati, oggi ha cambiato registro. L’obiettivo è sempre lo stesso, ma evita di dirlo apertamente".

Per quale motivo tanti francesi detestano Macron?

"Continuo a chiedermelo. Penso che dietro questa insofferenza ci sia una sorta di rivolta dei falliti. Macron rappresenta la start-up Nation, l’innovazione, il dinamismo delle imprese. È troppo intelligente, troppo preparato, troppo competente per piacere alla massa. Non si tratta di una guerra di classe, i ricchi contro i poveri, le élites contro il popolo, ma di una rivolta dei non diplomati contro i primi della classe, i super-diplomati". Qual è la reazione che prevale in Francia dopo il successo di Macron?

"Un grande sollievo. Sarebbe stato davvero assurdo che perdesse contro un’avversaria che ha presentato un programma così confuso, inapplicabile e impossibile da finanziare. In realtà Macron secondo me avrebbe dovuto vincere col 60%".

Che cosa succederà alle elezioni politiche di giugno?

"In queste elezioni presidenziali il 33% ha votato per l’estrema destra e il 22% per l’estrema sinistra. Il partito di Macron non ha molto spazio per formare alleanze con forze politiche moderate che garantiscano una maggioranza parlamentare. Sarà un bel problema per tutti".

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