L’ideologia di Cospito: "Lo scontro armato è l’unica strada. Bisogna mirare bene"

Dal carcere di Ferrara l’anarchico incitava alla violenza. I suoi interventi erano ospitati su un giornale clandestino: "Il padrone può e deve sanguinare, bisogna sempre rivendicare"

Firenze, 4 febbraio 2023 - Uno scontro "armi in pugno contro il sistema", la critica aspra al "rifiuto (mai ammesso, ma di fatto praticato) di colpire le persone..." e la convizione che "il padrone può e deve sanguinare. In compagnia o da solo colpire e mirare bene". Dal carcere di Ferrara dove era detenuto prima di essere trasferito a Sassari e poi a Opera, Alfredo Cospito, 55 anni di Pescara, incitava alla violenza attraverso il giornale clandestino ’Vetriolo’, ideato e realizzato dal gruppo di anarchici umbri, già da tempo nel mirino dei reparti dell’antieversione dell’Arma. In fondo proprio lo spoletino 36enne Michele Fabiani, indagato anche nell’ambito dell’ultima operazione ’Sibilla’, con l’ideologo dell’associazione sovversiva Fai-Fri era stato detenuto, mantenendo i contatti una volta uscito dal carcere, e continuando a inneggiare alle azioni eclatanti del ’maestro’. Un simbolo nella galassia anarchica. "Impara a zoppicare Adinolfi di m.", scriveva nel 2020 sui muri di Spoleto, in memoria dell’attentato all’ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi del 2012 per cui saranno condannati proprio Cospito e Nicola Gai, i "ciccioni", "Stanlio e Ollio" nelle parole intercettate dal gruppo di giovani anarchici umbri "per i quali dobbiamo organizzare qualcosa".

Alfredo Cospito: a sinistra una foto del 2013, a destra del dicembre 2022 (Ansa)
Alfredo Cospito: a sinistra una foto del 2013, a destra del dicembre 2022 (Ansa)

È proprio il contenuto dell’intervista al Cospito detenuto, realizzata in tre puntate tra il 2018 e il 2020 dal titolo "Quale internazionale?" e pubblicata su Vetriolo, il foglio ideato nell’ambito del Circolaccio di Spoleto ritenuto la base di un’associazione sovversiva, a far dire alla procura di Perugia che il pensiero di Cospito "abbia potuto non solo istigare ma anche ispirare in modo concreto i diversi ambiti riferibili alla Fai/Fri nella scelta degli obiettivi da colpire e delle modalità operative da seguire".

È quel giornale la cassa di risonanza del progetto eversivo, ritengono gli inquirenti, che seguono passo passo l’uscita del numero 0 a Milano, e poi la redazione in Umbria. Il primo scritto di Cospito viene bloccato dalla censura del carcere: "Mi ha mandato un telegramma, glielo hanno sequestrato", dice Fabiani. Gli altri arriveranno a destinazione. Si tratta di condotte che, quanto al leader anarchico, "neppure la reclusione in carcere riesce a contenere, attesa la complessa, consolidata e inarrestabile rete di collegamenti e contatti che consente allo stesso di comunicare all’esterno e di partecipare alle fasi propositive e preparatorie delle attività delittuose connesse al progetto eversivo", scrive il pm Manuela Comodi, titolare delle indagini ritenendo proprio Vetriolo la cassa di risonanza per la creazione di una cosiddetta Internazionale Nera. E nei giorni scorsi solo il richiamo all’indagine da parte del procuratore Raffaele Cantone ha provocato la minaccia ("Ce ne ricorderemo") in seno a una chat d’area.

Sono poi la procura di Torino (a capo dell’indagine Scripta Manent) e della procura nazionale antimafia e antiterrorismo all’epoca guidata da Cafiero De Raho a fornire al ministro gli elementi decisivi per disporre il 41 bis per Cospito, al pari dei condannati per le stragi di mafia. Misura contro la quale il leader anarchico è in sciopero della fame da 107 giorni: una protesta che ha incendiato le sigle anarchiche di tutta Italia e su cui adesso sarà il ministro Carlo Nordio a dover decidere sulla base dell’istanza di revoca del carcere duro avanzata dal suo legale, Flavio Rossi Albertini, sulla base dei nuovi elementi emersi: il venire meno della contestazione di associazione eversiva dinanzi alla Corte d’assise di Roma. Quest’ultima è una delle due indagini "valorizzate" dal ministro.

Ma l’ascesa di Cospito nella galassia anarchica è di molto precedente. Nel 1991 venne graziato dal presidente della Repubblica Cossiga dopo uno sciopero della fame in carcere: era accusato di diserzione e si proclamò obiettore. All’epoca aveva appena 24 anni ma il fuoco dell’anarchia covava sotto la cenere della normalità di un ragazzo di Pescara. Alla fine degli anni ’90 Cospito e il suo gruppo "si dichiaravano favorevoli ad una diversa articolazione delle forme di lotta che comprendesse delle rivendicazioni, delle sigle e un’organizzazione specifica", scrive il tribunale di Sorveglianza di Roma nel rigetto del reclamo contro il carcere duro.

Tra il 2007 e il 2008 il suo nome rimbalza sul foglio anarchico KNO in cui Cospito si firmava ’Compagno greco Pitokos’ (anagrammando il cognome) e dove l’attuale ideologo dell’"associazione con finalità di terrorismo Fai-Fri" che ha incendiato gli anarchici di tutta Italia criticava l’immobilismo del movimento. "Pur riempiendoci la bocca di sociale non riusciamo a dare alcuno sbocco insurrezionale alle lotte alla quali partecipiamo" perché "il realismo degli ultimi anni" ha trasformato "generosi e coraggiosi rivoluzionari in saccenti professorini dell’anarchismo militante". Quelli in sostanza che "non hanno le palle di spingersi un po’ più in là con le azioni". I "pompieri" delle rivolte di allora contro la base Usa a Comiso, l’ampliamento di Vicenza, la Tav in Val di Susa e quella per l’abolizione dell’ergastolo. Il suo nome comparirà anche nell’inchiesta "Shadow" quando i Ros indagano sul fallito attentato alla rete ferroviaria Orte-Ancona (ganci di ferro sui fili elettrici per far deragliare il treno). Quindici anni dopo Cospito è un simbolo per l’area anarchica. E i simboli fanno paura.

(Ha collaborato Gabriele Manfrin)