Giovedì 18 Aprile 2024

Alessia resta in carcere L’Iran avverte gli stranieri "Rispettate le nostre regole"

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di Lorenzo Bianchi

"L’Iran è un Paese sicuro per i viaggi di turismo e di lavoro di tutti i cittadini stranieri, ma in circostanze speciali ci si aspetta che i viaggiatori che entrano nella Repubblica islamica seguano le regole e le rispettino". Nasser Kanaani, portavoce del ministero degli esteri di Teheran liquida in poche battute la polemica sull’arresto di alcuni stranieri fra i quali Alessia Piperno, 30 anni, una blogger romana, fermata il 28 settembre e trasferita nel carcere di Evin, la prigione nella quale sono stati seviziati numerosi dissidenti.

Kanaani aggiunge una postilla inquietante: "Alcuni sono stati rilasciati dopo che hanno dimostrato la loro non ingerenza, per gli altri sono in corso provvedimenti legali e indagini". Alberto Piperno, il padre di Alessia, risponde alla dichiarazione di Kanaani con poche e misurate parole per non aggravare la situazione della figlia: "Non mi risulta che Alessia stesse partecipando alle manifestazioni. Sulla sua situazione purtroppo non ci sono novità. In questo momento ovviamente preferiamo il silenzio".

Il 28 settembre i poliziotti iraniani hanno aspettato che Alessia uscisse da un ostello della periferia nel quale alloggiava assieme a tre amici (un francese, un polacco e una giovane iraniana), l’hanno seguita e hanno fermato il terzetto subito dopo che ha raggiunto conoscenti locali. Alessia era in Iran da alcune settimane. In sella a una moto da enduro aveva visitato il Pakistan e avrebbe voluto tornarci per contribuire alla ricostruzione di un villaggio distrutto dalle recenti alluvioni. Su Instagram aveva pubblicato un diario del viaggio. Alcuni post critici sul regime teocratico potrebbero essere la fonte dei suoi guai. Era reduce dal Kurdistan iraniano, una regione da sempre nel mirino dell’intelligence di Teheran. Durante quella visita era stata controllata dalla polizia. Nei giorni che hanno preceduto l’arresto di Alessia il suo ostello era stato perquisito due volte dagli agenti, ma la blogger era assente. Alcune persone erano state arrestate.

In Iran non si fermano le proteste contro il regime teocratico degli ayatollah e le ritorsioni delle forze dell’ordine. Ha ricevuto minacce di morte la famiglia di Mahsa Amini, la giovane curda deceduta dopo essere stata arrestata perché indossava il velo lasciando scoperta una ciocca di capelli. Le autorità hanno intimato i familiari di tenersi lontani dalle proteste. Alcuni giornalisti della Tv di stato sono stati licenziati per il loro sostegno al movimento che sta contestando la teocrazia. Ad altri è stato ritirato il passaporto. L’ex calciatore Ali Daei, noto come “Shariar”, il monarca, ha subito lo stesso provvedimento. Duecento persone sono finite in carcere nella sola provincia di Bushehr, una regione meridionale dell’Iran.