Milano: picchiata in carcere Alessia Pifferi, la mamma che ha lasciato morire la figlia

La donna sarebbe stata aggredita dalle altre detenute mentre raggiungeva la suora che la sostiene psicologicamente durante la detenzione

Alessia Pifferi all'arrivo in tribunale: fermo immagine

Alessia Pifferi all'arrivo in tribunale: fermo immagine

Milano - Picchiata dalle altre detenute nell’unico momento in cui è uscita dalla cella, in isolamento, per raggiungere la suora che, nel periodo di detenzione, la sostiene psicologicamente. Alessia Pifferi, la mamma della piccola Diana lasciata morire di fame e sete, vivrebbe oggi "nella paura che qualcuno possa fargliela pagare dietro le sbarre", spiega il suo legale Solange Marchignoli, il giorno in cui il gip Fabrizio Filice ha negato per la seconda volta, la consulenza neuroscientifica.

"Alessia Pifferi si è sempre dimostrata consapevole, orientata e adeguata, nonché in grado di iniziare un percorso, nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo". Lo scrive il gip Fabrizio Filice spiegando che la difesa non può introdurre nel procedimento, senza il contradditorio tra le parti, cioè fuori da una perizia, una consulenza basata su un’analisi che punterebbe a sondare il cosiddetto "elemento soggettivo del reato", ossia il tipo di dolo o eventualmente di colpa (ipotesi meno grave) nei comportamenti avuti. Una "prospettiva" che "allo stato non si aggancerebbe ad alcun elemento fattuale, anche perché Pifferi non ha alcuna storia di disagio psichico nel suo passato".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro