Venerdì 25 Aprile 2025
LORENZO PRIVIATO
Cronaca

Italiano fatto a pezzi in Colombia, la pista dei gruppi paramilitari

Probabile la tesi dell’esecuzione per mano dei clan più spietati del Paese. Indaga anche la Procura di Roma. Acquisito il pc del biologo: si cerca di ricostruire la sua rete di contatti

Italiano fatto a pezzi in Colombia, la pista dei gruppi paramilitari

Ravenna, 10 aprile 2025 - Un computer, custodito gelosamente dai genitori nella tranquilla Longastrino di Alfonsine, potrebbe rappresentare la chiave di volta per penetrare il fitto mistero che avvolge la brutale fine di Alessandro Coatti. Il biologo molecolare trentottenne, originario del Ferrarese, è stato ritrovato smembrato a Santa Marta, ridente città colombiana affacciata sui Caraibi, dove si trovava per una vacanza studio. L’orrore si è materializzato domenica scorsa quando alcuni bambini si sono imbattuti in una valigia contenente la testa, le braccia e i piedi del ricercatore, nei pressi dello stadio locale. Nei giorni successivi, altri resti sono stati rinvenuti in diverse zone della città, delineando uno scenario di inaudita violenza e ferocia.

Alessandro Coatti
Alessandro Coatti

Mentre le autorità colombiane cercano di districare la matassa di un caso che definiscono “atipico” per la regione, escludendo al momento legami con il narcotraffico o la criminalità organizzata, l’attenzione si sposta sul dispositivo elettronico di Coatti. Consegnato ai carabinieri del paese natale, il computer verrà ora passato al setaccio dagli inquirenti italiani. L’obiettivo è ambizioso quanto cruciale: ricostruire la sua attività online, i siti web visitati, i messaggi scambiati via messenger, WhatsApp, posta elettronica e individuare i suoi contatti virtuali. Un’analisi approfondita che non tralascerà il cloud e le eventuali memorie esterne utilizzate dal ricercatore. L’ipotesi che Coatti possa essersi imbattuto in qualcosa di proibito, addentrandosi inavvertitamente in zone controllate da gruppi paramilitari – come il temuto Clan del Golfo o le Autodefensas Conquistadores de la Sierra, a cui gli esperti attribuiscono la ’firma’ di questo genere di esecuzioni – si fa sempre più concreta. Un testimone locale avrebbe riferito di escursioni del biologo alla scoperta dei paesaggi, con specifiche richieste di informazioni su itinerari verso una località definita la capitale ecologica della Sierra Nevada. Un interesse fatale?

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Sul fronte italiano, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo parallelo e si prepara a inviare una rogatoria in Colombia per avviare una collaborazione giudiziaria. L’ombra del caso Regeni aleggia, con la possibilità che un team investigativo italiano si rechi a Bogotà per affiancare le indagini locali e ottenere informazioni di prima mano sui progressi dell’inchiesta. Dalla Farnesina, il portavoce Vincenzo Nigro si limita a poche parole: “Non possiamo fornire informazioni. Possiamo solo dire che stiamo collaborando con la polizia italiana per assistere quella colombiana. Questo caso resta un mistero. Alessandro era persona equilibrata e consapevole: può aver commesso una leggerezza, ma di certo non era il tipo da andare a cercarsi dei guai”.

Il dolore e l’incredulità straziano la famiglia di Alessandro. Lo zio Giovanni confessa la totale mancanza di risposte: “Siamo fermi al punto di partenza, e saremo fermi finché le indagini lì non saranno finite”. Inizialmente, l’orrore del ritrovamento aveva fatto balenare l’ipotesi del traffico di organi, ma la pista paramilitare, seppur ancora nebulosa, sembra guadagnare terreno.