Omicidio Bologna: il killer di Alessandra incontrato sui social. Poi quella storia tossica

Giovanni Padovani giocava a calcio in serie D e sfilava. Lei lavorava come agente di moda

Bologna, 25 agosto 2022 - Bionda, bellissima, la moda come lavoro e il mare come passione. Un cagnolino di 16 anni che amava come un figlio. E gli affetti più cari, mamma Maria e la sorella Stefania, come suo rifugio, "essenza di vita", come scriveva sui suoi profili social. Alessandra Matteuzzi, 56 anni, Sandra come la chiamavano tutti gli amici, splendeva come un raggio di sole. Ma dentro, da qualche tempo, si portava il buio.

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Nella combo Alessandra Matteuzzi e Giovanni Padovani, Bologna
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Da un anno, da quando aveva iniziato a frequentare quel ragazzo, di trent’anni più giovane, Giovanni Padovani, la sua vita era diventata un’altalena tra liti e angoscia. Lui, originario di Senigallia, calciatore di Serie D, difensore per la siciliana Sancataldese calcio, era la sua ombra. Perché la perseguitava, la seguiva ovunque, fisicamente e virtualmente. E perché, da quando era arrivato nella vita di Sandra, ne aveva oscurato la luce.

Affascinante, con un fisico scolpito da giorni (e anche notti) di addominali ossessivi, quando a 26 anni aveva capito che la sua carriera calcistica non sarebbe decollata, anche Giovanni si era dedicato alla moda: sfilava come modello per la King Sport, alternando il pallone alle passerelle. Passerelle che anche Sandra frequentava, nel suo lavoro di agente di moda, un tramite fra le aziende e i negozi, impiegata allo showroom Alessandro Squarzi di Castel San Pietro.

Lui, lo scorso sabato, era stato messo fuori rosa dalla squadra, a causa di un improvviso allontanamento, proprio legato alla sua ossessione verso Sandra, che non voleva più sapere nulla di lui. Una rottura che il ragazzo, descritto a Senigallia come "tranquillo mai visto fare una discussione", viveva come un ennesimo fallimento personale.

I due si erano conosciuti sui social e avevano avviato una relazione. Interrotta a più riprese. Definitivamente, un mese fa. "Sandra mi aveva chiesto aiuto – racconta l’avvocato Giampiero Barile –. Aveva sporto denuncia per atti persecutori e, appena tre giorni fa, mi aveva chiesto di interessarmi con la Procura per capire a che punto fosse la sua situazione. Non ne ho avuto il tempo". Di violenze fisiche l’avvocato non sa nulla: "Glielo chiesi direttamente: lei mi negò di aver mai subito maltrattamenti. Le molestie di Padovani erano più subdole. La controllava sui social, violava i suoi account, si intrometteva nel suo lavoro. E poi la situazione è precipitata in un attimo".

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