Giovedì 18 Aprile 2024

Metro C di Roma, chiusa l'inchiesta. Anche Alemanno tra i 25 che rischiano il processo

Le accuse vanno dalla truffa alla corruzione e al falso. L'ex sindaco: "Prive di fondamento"

Un cartello che indica i lavori per la metro C davanti al Colosseo (Ansa)

Un cartello che indica i lavori per la metro C davanti al Colosseo (Ansa)

Roma, 19 luglio 2018 - Il caso dei lavori legati alla Metro C di Roma si abbatte anche sull'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. La Procura di Roma ha chiuso le indagini e in 25 rischiano di finire sotto processo per i reati che vanno dalla truffa (per 320 milioni) alla corruzione e al falso. Oltre all'ex primo cittadino di Roma sono coinvolti anche l'ex assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma (giunta Alemanno), l'ex assessore alla Mobilità Guido Improta (giunta Marino), l'ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e dirigenti di Roma Metropolitane e Metro C del periodo. 

Il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Erminio Amelio, era stato aperto a seguito di un esposto di un'associazione, e da una nota di un collegio sindacale tra il 2013 e il 2014. Agli indagati viene contestato, a seconda della posizione, il reato di concorso in truffa aggravata ai danni di enti pubblici in relazione a due episodi sotto la lente d'ingrandimeno, e ritenuti illeciti. 

Il primo nel 6 settembre del 2011, quando, secondi i magistrati l'ex primo cittadino, in concorso con l'ex assessore alla mobilità Antonello Aurigemma, avrebbero "attestato il falso" inducendo in errore il Cipe, lo Stato, la Regione Lazio e il Comune di Roma che deliberarono un finanziamento pari a 230 milioni di euro, e procurando un ingiusto profitto alla Generale Contractor Metro C, in quanto la somma non era dovuta per infondatezza o insussistenza delle Riserve.

Il secondo nel novembre 2013, riguardo all'erogazione di altri 90 milioni di euro (però mai avvenuta), sempre a beneficio di Metro C, quale tranche di pagamento per la prima fase funzionale dei lavori, anche in questo caso finanziamenti non dovuti perchè frutto di un precedente accordo illecito. I pm contestano anche alcuni episodi di corruzione legati ad assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici. 

ACCUSE AD ALEMANNO - Nei confronti dell'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, i pm contestano i reati di falso materiale e falso ideologico e truffa aggravata. Secondo i magistrati l'ex primo cittadino, in concorso con l'ex assessore alla mobilità Antonello Aurigemma, ha "attestato il falso" in risposta alla richiesta del direttore della struttura tecnica di missione del ministero dei trasporti, Ercole Incalza, di "esprimersi - così come scritto nel capo di imputazione - anche acquisendo il parere dell'avvocatura del Comune, in merito alla fondatezza delle riserve avanzate in corso d'opera dal contraente generale Metro C ed in relazione alle prospettive di eventuale soccombenza da parte del soggetto aggiudicatore" nell'ambito dei lavori di realizzazione della linea C. Quindi secondo gli investigatori, Alemanno e Aurigemma avrebbero attestato falsamente nell'atto del 7 novembre del 2012 perché "mai l'avvocatura del Comune di Roma si era pronunciata al riguardo, perchè i legali incaricati da Roma Metropolitane avevano espressamente evidenziato di non aver mai potuto esaminare la documentazione relativa alle Riserve, mai inviata ai loro uffici, perchè il magistrato della Corte dei Conti (Maria Elena Raso) mai ha espresso 'autorevole valutazione' e neppure di merito sulle Riserve e perchè l'avvocatura capitolina aveva comunicato al sindaco che le somme erano state riconosciute come 'maggiori oneri conseguenti allo slittamento temporale delle prestazioni contrattualì riconoscibili solo in quanto addebitabili ai ritardi".

I magistrati chiamano in causa anche Incalza che "prima concordava con Aurigemma (mediante scambio di mail sequestrate dalla Finanza nel pc dello stesso direttore della STM) il contenuto della Nota e poi di suo pugno provvedeva a effettuare delle modifiche sul contenuto di alcuni punti che confluivano nella lettera del 7 novembre del 2012 poi firmata da Alemanno".

ALEMANNO: ACCUSE PRIVE DI FONDAMENTO - "Le accuse che vengono ipotizzate nei miei confronti nell'ambito dell'inchiesta sulla Metro C sono prive di fondamento, perché confondono le responsabilità amministrative con quelle politiche". Così si difende in una nota l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Infatti mi si accusa di aver firmato, come capo dell'Amministrazione capitolina, una lettera predisposta dalle strutture tecniche dell'Assessorato alla Mobilità e del Ministero delle Infrastrutture. Il contenuto di quella lettera, che gli inquirenti ritengono non rispondente alla realtà, era una valutazione tecnica su alcune varianti su cui non potevo non affidarmi all'istruttoria preparata dai tecnici. Basare su questo l'ipotesi di un mio concorso in una truffa è contrario a tutti i principi della pubblica amministrazione che separa nettamente l'indirizzo politico dall'azione amministrativa. Ho chiesto di essere interrogato dai magistrati per chiarire queste circostanze e chiedere il proscioglimento da un'indagine che non mi riguarda".

I COINVOLTI - Oltre all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, e agli ex assessori alla Mobilità Antonio Aurigemma e Guido Improta e all'ex dirigente del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture Ercole Incalza, fra gli indagati ci sono anche Luigi Napoli, direttore tecnico di Roma Metropolitane, Massimo Palombi, del cda di Roma Metropolitane, Giovanni Simonacci, responsabile unico del procedimento per Roma Metropolitane per la realizzazione dei lavori della linea C, Franco Cristini, presidente di Metro C, Filippo Stinellis, ad di Metro C, Francesco Maria Rotundi, dg di Metro C, tutti nella veste di componenti del comitato paritetico costituito fra la stazione appaltante Roma Metropolitane e il General Contractor Metro C. Poi Fabio Giannelli, direttore tecnico di Metro C ed Enrico Alfonso Molinari, direttore dei lavori nominati da Metro C con il gradimento di Roma Metropolitane. La Procura ha tirato in ballo anche Mauro Calzecchi e Giuseppe Mele, rispettivamente responsabile dell'istruttoria (che poi indusse in errore il Cipe nell'erogazione del finanziamento, ndr) e coordinatore della Struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Inoltre risulta indagato anche Stefano Cozzi, responsabile amministrativo dell'ufficio Alta Sorveglianza di Roma Metropolitane, deputato al controllo della congruenza economica degli atti provenienti da Molinari circa l'applicazione dei prezzi sui lavori. 

Riguardo all'atto attuativo del settembre del 2013, sono indagati anche Andrea Laudato e Massimo Nardi, del cda di Roma Metropolitane, Andrea Sciotti, responsabile unico del procedimento per Roma Metropolitane, l'ingegnere Stefano Perotti, Stefano Cerri in rappresentanza dell'Astaldi, Leonardo Pavoni, responsabile ufficio Finmeccanica e Sergio De Luca, ad di Ansaldo Sts e poi i tecnici della direzione lavori Marco Dora e Massimo Del Fante e Massimo Lodico, dg di Metro C in quota Astaldi.