Martedì 23 Aprile 2024

Arrestato Cesare Battisti, Torregiani: "Speriamo sia la volta buona"

Il figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac, e costretto lui stesso su una sedia a rotelle, ammette: "Sono talmente esausto di questa storia che sono svuotato". Campagna, fratello di una vittima: "Tra arresto ed estradizione ce ne vuole"

Alberto Torregiani (Ansa)

Alberto Torregiani (Ansa)

Milano , 13 gennaio 2019  - L'arresto di Cesare Battisti, una notizia attesa per anni, passati a lottare per avere giustizia, all'improvviso arriva e Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac in una sparatoria in cui lui stesso rimase ferito e perse l'uso delle gambe, ammette: "Sono talmente esausto di questa storia che adesso sono svuotato". La prima reazione è stata naturalmente di gioia: "È fatta. Credo sia la volta buona", c'è voglia di crederci e di mettere la parola fine a tanti anni di sofferenza: "Forse davvero è una buona giornata", ma la paura che svanisca tutto in nulla, come altre volte, resta: "Non oso pensare che ora possa trovare un escamotage. Sarebbe da scriverci un libro".

Poi la ragione ha la meglio sulle paure: "È impossibile che non venga estradato in Italia".  Alberto da anni chiede il ritorno in Italia dell'ex terrorista per fargli scontare la pena. In passato è anche andato in Brasile. "Tecnicamente è un fuggiasco, non coperto da nessuno status particolare. È un latitante e non ha più benefici. Quindi credo che nell'arco di 48 ore, una settimana al massimo sarà in carcere in Italia. Non penso i brasiliani abbiano tanta voglia di tenerselo".

Ma ora Alberto deve metabolizzare la notizia, e non dimentica le 4 vittime, suo padre per primo: "Doveva succedere anni fa", spiega in un momento diviso tra gioia, per quanto avvenuto, e rabbia, perchè ha dovuto attendere tanto. Torregiani non si è mai rassegnato, per anni ha condotto una lunga battaglia contro la latitanza di Battisti. Una guerra fatta di speranze e delusioni. "Sono fiero del lavoro fatto in famiglia, della determinazione, senza pretese ma con rispetto, con cui abbiamo chiesto giustizia. Urlare, in altre situazioni, è sembrata l'unica cosa giusta ma noi non lo abbiamo mai fatto". 

Per lui è stata una notte insonne: "Più tardi proverò sollievo e felicità. Adesso prendo almeno quattro caffè e mi metto a lavorare". Alberto, costretto su una sedia a rotelle da Battisti, ora si sta occupando di FaPi, Fare Ambiente Piano Invalidi, una realtà per l'abbattimento delle barriere architettoniche.

Della cattura dell'ex Pac parla anche Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos ucciso dai Pac a Milano nel 1979: "Ovviamente noi parenti siamo contenti perché finalmente questo terrorista è stato arrestato. L'unica cosa è che tra l'arresto e l'estradizione ce ne vuole. Sicuramente Battisti non è andato in Bolivia a caso, lo sappiamo tutti che Bolivia non applica l'estradizione. La partita ora se la gioca il Brasile. Speriamo solo che non inizi la tiritera del 2004". Battisti fu indicato come autore materiale dell'omicidio del fratello.

Adriano Sabbadin, figlio di Lino, ucciso da Battisti a Santa Maria di Sala (Venezia) il 16 febbraio del 1979 perché ritenuto colpevole di essersi difeso nel corso di una rapina, non vuol sentire parlare di perdono: "E' una parola che deve imparare Cesare Battisti", poi aggiunge: "È un momento di soddisfazione dopo 40 anni di attesa speriamo che sia la volta buona e che Battisti finalmente sconti la pena che merita".

NELLA FOTO LE VITTIME - Battisti condannato all'ergastolo per gli omicidi di Pierluigi Torreggiani e Lino Sabbadin (uccisi il 16 febbraio 1979), Antonio Santoro (ucciso il 6 giugno 1978) e Andrea Campagna (19 aprile 1978)

Le vittime: Pierluigi Torreggiani, Lino Sabbadin, Antonio Santoro e Andrea Campagna (Ansa)
Le vittime: Pierluigi Torreggiani, Lino Sabbadin, Antonio Santoro e Andrea Campagna (Ansa)

IL PREMIER - Giuseppe Conte su Facebook: "Le famiglie Santoro, Torregiani, Sabbadin, Campagna potranno finalmente ottenere giustizia. La cattura e l'espulsione di Cesare Battisti sono un risultato atteso da oltre quarant'anni, che dovevamo soprattutto a loro, come pure alle altre vittime delle sue azioni criminali". Il primo ministro continua: "Ad attenderlo qui da noi ci saranno le nostre carceri affinché possa espiare le condanne all'ergastolo che i tribunali italiani gli hanno inflitto a suo tempo con sentenze passate in giudicato, non certo a causa delle sue idee politiche, bensì per i quattro delitti commessi e per i vari reati connessi alla lotta armata e al terrorismo".