Alberto Stasi, il bocconiano dagli occhi di ghiaccio

Studente 24enne della Bocconi all'epoca dell'omicidio, poi commercialista senza lavoro. Alberto Stasi negli anni ha diviso l'opinione pubblica circa la sua colpevolezza o innocenza.

Alberto Stasi (Ansa)

Alberto Stasi (Ansa)

Roma, 12 dicembre 2015 - Otto anni fa, quando trovò per primo il corpo senza vita della fidanzata, Alberto Stasi aveva 24 anni. All'epoca studente di Economia alla Bocconi e a pochi passi dalla laurea, quella mattina del 13 agosto 2007 in cui Chiara Poggi venne uccisa nella sua villetta in via Pascoli a Garlasco (Pavia), fu lui a dare l'allarme ai carabinieri. Secondo il suo racconto, dopo aver lavorato la mattina alla stesura della tesi di laurea, era andato a fare visita alla fidanzata, rimasta sola a casa mentre i genitori erano in vacanza assieme all'altro figlio. Una ricostruzione che non convinse gli inquirenti, e da allora il giovane rimarrà sempre l'unico indagato e imputato nel cosiddetto Giallo di Garlasco. In particolare, uno dei dettagli su cui si sono concentrate negli anni le indagini, le sue scarpe immacolate e senza alcuna tracce di sangue, come se il giovane si fosse premurato di ripulire.

Occhi chiari dall'aria enigmatica e un carattere silenzioso, negli anni divide l'opinione pubblica circa la sua innocenza o colpelvolezza per quello che diventa uno dei delitti più seguiti dai media. Matrix, Porta a Porta, Quarto Grado, sono solo alcune delle trasmissioni di approfondimento che dedicano puntate al delitto di Garlasco. Addirittura il cantante Immanuel Castro con il suo singolo Killer Star di critica alla spettacolarizzazione dei fatti di cronaca nera,  fa riferimento ad Alberto Stasi citando alcuni casi italiani. 

Dopo 8 anni e 5 processi oggi la Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni per il giovane, nel frattempo 31enne commercialista senza un lavoro. In mezzo alla vicenda che negli anni diventa uno dei delitti più famosi della cronaca italiana, alla fine del 2007 Stasi viene anche indagato per detenzione di materiale pedopornografico trovato nel suo computer. Indagini che poi hanno portato all'assoluzione definitiva lo scorso gennaio.