Quirinale, al via il conclave della Repubblica. Matassa intricata e tempi lunghi

Iniziano oggi alle 15 le operazioni per eleggere il tredicesimo Capo dello Stato. Ma la prima fumata sarà nera

Il palazzo del Quirinale (Ansa)

Il palazzo del Quirinale (Ansa)

Via, si parte. Appuntamento nell’Aula di Montecitorio alle 15. Si vota per il successore di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Ma oggi, a meno di clamorose sorprese dell’ultim’ora, non succederà nulla. Così come domani e dopodomani. Le regole sono chiare. Nei primi tre scrutini è necessaria la maggioranza qualificata dell’assemblea. Vale a dire 672 elettori su 1008 votanti. Solo a partire dalla quarta “chiama“, cioè da giovedì 27, sarà sufficiente la maggioranza assoluta: la metà più uno dei Grandi elettori, pari a 505 voti.

La scelta dei partiti: scheda bianca. In pole restano il premier e Casini

Questione politica

Attenzione, però: non è solo una questione tecnica, ma squisitamente politica. I partiti sono divisi e incerti. Tengono nascosti i nomi “veri“, fanno uscire candidature “di bandiera“, sono divisi non solo tra centrodestra e centrosinistra, ma anche al loro interno. Insomma, un caos.

Il caos

Un caos dettato anche da una considerazione di carattere, diciamo così, storico oltre che politico. Mai come in quest’occasione si dimostra come il ruolo di “notaio“ attribuito al Capo dello Stato sia superato. La corsa al Quirinale avviene in un clima teso perché la crisi dei partiti è sistemica. Col risultato che le figure istituzionali assumono, agli occhi di tutti, un ruolo preminente, autorevole, di potere oggettivo e non solo sulla carta.

Le forze in campo

Le votazioni sono a scrutinio segreto. Si presentano ai nastri di partenza quattro schieramenti, ma solo in teoria, perché divisi al loro interno. Contando i 1008 Grandi elettori vediamo questa suddivisione: 413 componenti fra centrosinistra e 5Stelle; 49 membri dei gruppi di centro di Italia Viva e Azione; 445 di centrodestra (quindi, in teoria, in maggioranza); 101 del Misto. Numeri che però non sono certi e compatti come in apparenza. Il caos impera non solo negli schieramenti ma anche nei singoli gruppi: si pensi solo ai 5s.

Come si vota

I problemi legati al Covid hanno costretto a cambiare le regole del voto. Una sola ’chiama’ al giorno, invece di due come da tradizione. Incertezza sui tempi. La storia ci ricorda che i più “lunghi“ furono Giuseppe Saragat con 46 ore e 45 minuti di votazioni dopo 21 scrutini e Giovanni Leone (23 scrutini e 25 giorni di lavori parlamentari). Per positivi e “quarantenati“, dopo lunghe polemiche, si è arrivati al compromesso del drive-in: al voto nel parcheggio della Camera in via della Missione.

Candidati

Come sempre, molti nomi in campo. A dimostrazione del clima teso per arrivare all’elezione. Candidature di bandiera e candidature civetta per confondere le acque. Di sicuro, in questi primi tre giorni, più o meno sottotraccia, proseguiranno i conciliaboli e gli incontri segreti e non fra i leader e i peones.

Che cosa succede dopo

Il presidente della Camera Roberto Fico vuol chiudere al massimo il 3 febbraio. Difficile prevedere se potrà avverarsi questo auspicio. Di certo il successore di Mattarella avrà, oltre alle consuete prassi istituzionali, diverse gatte da pelare. Una su tutte: la tenuta del governo. Con la legge costituzionale che taglia il numero dei parlamentari (senatori da 315 a 200, deputati da 630 a 400) si scateneranno appetiti contrapposti e non molti – specie tra i partiti in crisi come il Movimento 5 Stelle – non vedrebbero di buon occhio la fine anticipata della legislatura per paura di non essere rieletti. E questa situazione sarà determinata da vari fattori. Uno su tutti: se il nuovo presidente sarà o meno espressione di un voto condiviso o di una scelta che spacca gli schieramenti.