Martedì 23 Aprile 2024

Aiuti e summit, dietro la Russia c’è la Cina di Xi

Cesare

De Carlo

Si scrive Russia ma si legge Cina. Come nel maggio 1939,

dopo il patto d’acciaio fra Hitler e Mussolini, a Londra si scriveva Italia ma si leggeva Germania. 84 anni dopo un altro asse del male si profila in un’Europa di nuovo in guerra. E non è escluso che mentre a Mosca Vladimir Putin lo proporrà all’ospite cinese Xi Jinping, a Kiev si trovi la nostra Giorgia Meloni. La coincidenza riflette un simbolismo inevitabile. Il 24 febbraio la sciagurata guerra in Ucraina compirà un anno. Meloni porterà a Zelensky la solidarietà italiana.

Geopolitico appunto sarà il vertice del Cremlino. La Russia

postcomunista affida alla Cina tuttora comunista la sua sopravvivenza. Il dissanguamento in Ucraina ne rivela la fragilità, mentre la superpotenza asiatica non si basa solo sulle testate nucleari, sui 300 satelliti e i suoi palloni

"meteorologici". L’economia cinese è seconda solo a quella americana. I suoi strumenti offensivi sono altrettanto preminenti: attacchi cibernetici, elettromagnetici, armamenti guidati dall’intelligenza artificiale, razzi ipersonici, eccetera. Tutte

cose di cui la Russia dispone in versione amatoriale, ridotta

com’è a contare solo sull’export di petrolio e gas.

Indicativo il calore di Putin per Xi: ti aspettiamo caro presidente, caro amico. Ma sarà il "caro amico" a condurre

la musica e, pallone o non pallone, convenienza primaria

sarà evitare rotture traumatiche con Usa e Ue, a meno di lasciarsi tentare da Taiwan. La sua economia ne rimarrebbe strangolata. Huawei è già al bando. Per cui a Putin (per ora) i soli cattivi sicuri rimangono l’Iran e la Corea del Nord. L’Iran produrrà in Russia i droni bombardieri. Il paranoico nordcoreano Kim Jong Un ha già i missili intercontinentali puntati sulle nostre teste.

Brutti tempi. Diventeranno catastrofici? Dipende dall’Ucraina e dalle speranze di un cessate il fuoco prima

della pace. ([email protected])