Agenda Ue. L'autunno caldo delle decisioni

Dal nuovo Maastricht al mercato unico dei capitali, i tavoli comunitari non aspettano la crisi italiana di Antonio Patuelli*

Dopo l’uscita della Gran Bretagna, l’Unione Europea ha al proprio interno un numero sempre elevato di Stati, ben ventisette, che vivono continue importanti scadenze elettorali nazionali di fronte alle quali le Istituzioni europee certamente non si fermano, perché altrimenti sarebbero sempre paralizzate. Quindi la Ue non si ferma nemmeno ora, in attesa dei risultati delle elezioni italiane e della successiva formazione del nuovo Governo della Repubblica. Quindi l’Italia tutta, non solo il Governo in carica per gli ampi affari correnti, non deve distrarsi dall’importante calendario delle imminenti decisioni europee, determinanti soprattutto per l’economia europea ed italiana.

A partire da questo imminente mese di settembre sono, infatti, in calendario a Bruxelles molti importanti negoziati finali per decidere nuove norme europee e per rivederne e aggiornarne altre. Questi imprescindibili negoziati vedono coinvolti il Parlamento Europeo, la Commissione (l’organo esecutivo della UE) e il Consiglio, dove sono rappresentati i ministri degli Stati membri, a seconda delle materie in discussione. Questi negoziati, che culmineranno in fasi finali dette trilogo, insieme di rappresentanti di Parlamento, Commissione e Consiglio europei, riguardano direttive e regolamenti importanti per l’economia nel medio-lungo periodo.

Ovviamente le Istituzioni europee non possono certo rinviare e debbono affrontare contemporaneamente anche le gravi emergenze, come quelle derivanti dal conflitto russo-ucraino e dalla crisi energetica ed i conseguenti problemi per l’autunno-inverno delle imprese e delle famiglie. Sui vari problemi la Commissione Europea avanza proprie proposte al Parlamento e al Consiglio europeo, per cui tutte le tematiche sono “in movimento”.

Fra le imminenti scadenze economiche europee, il tema principale è il negoziato sull’aggiornamento profondo del patto di stabilità e crescita, dopo trent’anni dal Trattato di Maastricht e dopo la sospensione attualmente ancora in atto a causa della pandemia. Il patto di stabilità e crescita rappresenta il documento fondamentale di strategie di politiche economiche della Ue e dei singoli Stati ed è particolarmente importante per gli Stati più indebitati, come l’Italia, che debbono limitare i deficit annuali e ridurre progressivamente il debito pubblico accumulato nei decenni. I dosaggi fra elementi di crescita e necessità di stabilità saranno determinanti per le strategie economiche nazionali. Più incentivi alla crescita saranno decisi, più facile sarà anche la riduzione del debito pubblico.

Il vecchio patto di stabilità ha, invece, puntato più sull’austerità, che sulla crescita e non ha visto centrare gli obiettivi che si era preposto. Inoltre, solo per citare le principali, in autunno saranno continue le attenzioni nella Ue sulle tematiche della sostenibilità ambientale e sociale che avranno rilevanti impatti sulle imprese di ogni genere e sulle famiglie; sui programmi come Next Generation Ue e per la realizzazione di un unico Mercato dei capitali in Europa; sulla revisione delle norme di “Basilea 3+” che hanno impatto sulle imprese, prim’ancora che sulle banche per il sostegno all’economia; sulla revisione delle regole del credito al consumo.

Insomma, occorre che tutti in Italia, e non solo a Bruxelles e nelle altre sedi delle Istituzioni europee, continuino anche in questi prossimi mesi (elettorali e post elettorali per il nostro Paese) a non sottovalutare la centralità, anche per l’Italia e per le sue prospettive, delle importanti imminenti decisioni europee alle quali anche gli italiani, a vario titolo, debbono concorrere senza ritardi.

di Antonio Patuelli, presidente Associazione Bancaria Italiana