di Claudia Marin L’appuntamento clou con le categorie delle imprese delle costruzioni, per tentare di disinnescare la bomba Superbonus, innescata dal decreto-legge del governo, è fissato per domani pomeriggio a Palazzo Chigi. Ma i sindacati del settore edile di Cgil, Cisl e Uil sono pronti allo sciopero generale. L’allarme che lanciano è senz’appello: il blocco dei bonus edilizi potrebbe mandare in fumo oltre 100 mila posti di lavoro (nelle previsioni più fosche si arriva a 150 mila) in poche settimane. Numeri che si sommano a quelli dei costruttori, che parlano di almeno 25 mila imprese a rischio fallimento, tra vecchi crediti incagliati e nuovi vietati. "Con le misure varate – attacca Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl – sono in pericolo migliaia di imprese e oltre 100mila posti di lavoro. Le prime avvisaglie c’erano già state, molti lavoratori lamentavano il ritardo dello stipendio a causa minore liquidità delle imprese. Ora con questa scelta del governo rischiamo di disperdere un patrimonio di professionalità che è fondamentale per il cambiamento del Paese e che è indispensabile per realizzare quanto previsto dallo stesso Pnrr". A questo punto, insiste: "Si rischia di avere una delle più grandi vertenze del lavoro del Paese. Per questo è bene che vengano convocati anche i sindacati del settore, perché c‘è bisogno di un confronto che tuteli un pezzo del lavoro strategico per il futuro dell’Italia". Netto Alessandro Genovesi, leader della Fillea-Cgil: "Al danno occupazionale si somma quello ambientale, colpendo per i redditi più bassi che sono la maggioranza di chi vive nelle case più vecchie, inquinanti ed energivore. Se il governo non torna sui suoi passi e non ci convoca, metteremo in campo tutte le azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero della filiera". I dati consolidati di questi anni, d’altra parte, danno la misura degli effetti che la batteria dei bonus edilizi, a cominciare dal Superbonus, ha avuto sul mercato del lavoro e sull’economia italiana. Gli occupati nelle costruzioni sono 206 mila in più rispetto alla fine del 2019: un periodo nel quale gli occupati complessivi sono rimasti gli stessi (+ 2 mila unità). Un periodo nel quale si è precipitati nell’inferno del tracollo economico della pandemia e solo la grande ripresa del 2021 ha permesso la risalita. Il punto è che nella veloce ripresa del 2021 e anche nella significativa performance del 2022, con il Pil a 6,7 e a 3,9, appare centrale e decisivo, secondo tutti gli studi (commercialisti, Confindustria, Istat), il ruolo svolto dal rilancio dell’edilizia e di tutta la filiera determinato dagli incentivi. Nel 2021 – dati Istat – il valore aggiunto in volume è aumentato dell’11,5% nell’industria in senso stretto, del 21,6% nelle costruzioni e del 4,7% nel settore dei servizi, mentre è diminuito dell’1,3% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Nel 2022, fino al terzo trimestre compreso, il Pil è aumentato di 5,9 miliardi sul 2019: -28,8 miliardi negli scambi con l’estero, meno 23 i consumi delle famiglie, più 6,3 i consumi dello Stato, più 13,2 gli investimenti in macchinari. Più 36,6 miliardi gli investimenti in costruzioni.