Addio Piero Angela Il fascino della semplicità Così ha conquistato gli italiani

Il giornalista scientifico si è spento a 93 anni. Come Manzi e Bongiorno diventò un monumento televisivo. Dalla medicina all’astronomia: riusciva a bucare lo schermo rendendo facili argomenti complessi

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di Massimo Donelli

Piero Angela (1928-2022) dovrebbe essere scritto tutto attaccato e diventare un cognome. Accadde così a un altro torinese come lui, Pinin Farina (1893-1966), maestro del design automobilistico italiano e genio riconosciuto in tutto il mondo. Perché, se ci pensate, Piero Angela era sì grande giornalista, garbato gentiluomo e appassionato musicista. Ma, nel tempo, si era trasformato in marchio. Di garanzia. Facevi zapping. Lo vedevi. Ti fermavi ad ascoltarlo. Badate al verbo: ascoltare. Un’azione, l’ascolto, che ha bisogno di due persone per realizzarsi. E quella delle due che parla, se vuol essere ascoltata deve dire cose sensate, interessanti, credibili.

Piero Angela era esattamente una persona di buon senso, che affrontava argomenti interessanti e li rendeva comprensibili in virtù di una solida credibilità e di una grande capacità divulgativa. Bucava il video, come dicono i televisivi. Soprattutto, faceva capire le cose complicate in maniera semplice. Come, prima di lui, il maestro elementare Alberto Manzi (1924-1997), il quale, con le lezioni di ‘Non è mai troppo tardi’, diede un contributo decisivo alla diffusione della lingua italiana in un Paese che, ancora nel 1960, si esprimeva in cento dialetti. E come Mike Bongiorno (1924-2009), che con il quiz ‘Lascia o raddoppia?’ (1955) costruì una eccellente sussidiario di base in una nazione troppo impegnata a produrre (erano gli anni del boom economico) per fermarsi a leggere libri.

Piero Angela, però, a differenza di quei due monumenti del monopolio Rai, si affermò, con Quark (1981), in un contesto televisivo dove mille antenne locali e, soprattutto, la televisione commerciale, ossia Canale 5, Italia 1 e Retequattro, facevano concorrenza al servizio pubblico con una cornucopia di film, nuovi coloratissimi show e un ritmo narrativo tale da far apparire obsoleta la compassata tv in bianco e nero. Quella che Piero Angela tenne a battesimo nel 1954, dopo aver lavorato al Giornale Radio, dando il via a una splendida carriera: corrispondente estero prima da Parigi e poi da Bruxelles (1955-1968); primo conduttore del tg delle 13,30 insieme con Andrea Barbato (1934-1996); inviato di guerra; infine, dagli anni Settanta, conduttore di programmi divulgativi.

Con ‘Quark prima’ e, poi, con ‘Superquark’ (1995), collezionò migliaia di puntate – verrebbe da dire: lezioni – su storia, geografia, scienza, tecnologia, musica e perfino sesso. Gli italiani, dati Auditel alla mano, lo seguirono con passione. E con rispetto. Infatti, in una tv via via più insopportabilmente chiassosa e noiosamente verbosa, dove ogni talk show esibisce i suoi freak da baraccone ottocentesco nella speranza (vana) di guadagnare ascolti, Piero Angela si era ritagliato uno spazio di serietà, pacatezza, valore. Con lui, semplicemente, imparavi. Soprattutto, non avevi mai la sensazione, a fine trasmissione, di aver buttato via il tempo, come, invece, accade anche solo dopo dieci minuti di telerissa orchestrata da maestrini furbetti e tragicomicamente autoreferenziali.

Amico di Enzo Tortora (1928-1988) e ultimo rappresentante in video della scuola giornalistica Rai d’antan (dizione perfetta, postura impeccabile, chiarezza espositiva), nella quale erano cresciuti assieme, Piero Angela ci ha e si è regalato un eccellente erede: il figlio Alberto, 60 anni. Ma se vi verrà nostalgia del papà, andate a visitare le Domus Romane di Palazzo Valentini: sarà la sua voce registrata a guidarvi passo dopo passo, con inconfondibile intercalare, nella scoperta di un luogo sottoterra unico al mondo. Che, da ieri, è anche un bellissimo monumento alla memoria…