Addio alla ragazza dolce che ispirò Biancaneve Forti e decise, la nuova era delle eroine Disney

Morta a 101 anni Marge Champion, modella per gli animatori del cartonon del ’37. Un ideale di donna fragile ormai tramontato

di Viviana Ponchia

È morta Biancaneve: piccola, leggiadra, innocente. Con fremiti di volo nelle gambe e un gran bisogno di essere salvata. No, tranquilli, quella Biancaneve lì vivrà per sempre. Ad andarsene a 101 anni è Marge Champion, ballerina, coreografa e attrice americana catturata dalla Walt Disney Animation come modella per le movenze oniriche della più bella del reame.

La ragazza che ha messo le ali alla favola. E che ha attaccato a tutte le ragazze la voglia di andare sulle punte incontro al principe azzurro. Con gli occhioni neri e l’andatura da libellula, colei che per l’anagrafe era Marjorie Celeste Belcher incarnava alla perfezione l’idea della donna nel 1937: una creatura talmente evanescente da potersi poi trasformare in Fata Turchina (nel Pinocchio del 1940) e addirittura nell’ippopotamo ballerino di Fantasia o nel Mr. Stork di Dumbo.

Quando una sa ballare, non si offende se fa da controfigura a una contadinotta con le guance rosse o a un pachiderma. E la Champion prestò volentieri la sua grazia a quella fabbrica di sogni che è Hollywood. Fu proprio negli studios Disney a essere notata da adolescente, mentre era in lavorazione un’impresa eroica: primo lungometraggio e primo classico di animazione a colori tradotto con molto edulcorante dalla fantasia truce dei fratelli Grimm. Per il volto, i disegnatori si ispirarono a Betty Boop e Ginger Rogers. Ma avevano bisogno di una donna in carne e ossa per dare realismo ai movimenti e Marge era il prototipo perfetto.

La sua scomparsa è un lutto definitivo: da tanti anni quelle come lei si sono estinte, nella società e di conseguenza nella favola. Come da copione, alla Disney hanno preso atto della trasformazione senza battere ciglio. Biancaneve tiene in ordine la casa dei sette nani e insegna loro le buone maniere. È così sciocchina da accettare mele dagli sconosciuti ma si merita comunque il lieto fine in groppa al cavallo.

Cenerentola, e siamo nel 1950, attira tutte le ingiustizie della vita: inguaribile sgobbona tartassata da matrigna e sorellastre, resta passiva di fronte alla crudeltà e finisce tra le braccia di un principe altrettanto inerte, perché a salvarla ci pensano topi e uccellini.

Quanto ad astuzia, coraggio e autodeterminazione La bella addormentata nel bosco del 1959 non aggiunge niente: Aurora è bella, buona e maldestra: cade in un sonno profondo ferendosi con un fuso di arcolaio e viene risvegliata da un bacio. Insomma le basta ronfare e aspettare per accasarsi bene.

Il segnale della rivoluzione arriva dal fondo del mare nel 1989. Ariel la Sirenetta è audace e disobbediente, pronta al sacrificio, addirittura senza gambe. Belle ne fa di tutti i colori per coronare il sogno con la sua Bestia: lo ha imparato dai libri. Kiara, protagonista del Re Leone, pur essendo di sangue blu vuole vedere il mondo e non diventare regina.

Pocahontas, emancipata e indipendente, si ribella quando papà vuole maritarla con il macho del villaggio e alla fine sposa lo straniero di cui è innamorata. Mulan per evitare che il genitore invalido di guerra venga di nuovo arruolato si finge uomo e parte al posto suo per il campo di addestramento. E via così fino a Oceania, dove Vaiana (nell’originale Moana, ma ai traduttori italiani sembrava eccessivo) salva il suo popolo da antiche maledizioni. I sogni son desideri. Le bambine di allora si accontentavano di chiuderli a doppia mandata in fondo al cuore, quelle di oggi chiedono un po’ più d’azione. Magari anche la libertà di buttare la chiave e inventarne di nuovi.