Giovedì 25 Aprile 2024

Addio alla Margherita yankee. Il Covid si mangia Pizza Hut

Il marchio contava. diciottomila ristoranti. aperti in cento Paesi. Tra i testimonial Ringo Starr.

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Aveva fatto della vita ’unboxed’, non inscatolata, il proprio slogan: non scegliete noi solo per la pizza italiana, diceva lo slogan, ma per il nostro modo di essere, perché "noi rendiamo felici le persone". Adesso, dopo più di sessant’anni e 18mila ristoranti aperti in cento Paesi, il gigante Pizza Hut abbassa la saracinesca: la catena americana ha dichiarato bancarotta, messa in ginocchio dai debiti e stesa in modo definitivo dalla crisi legata alla pandemia da Coronavirus.

Con Pizza Hut chiuderà anche l’altra catena di ristoranti del gruppo, Wendy’s, diventata tristemente famosa, fuori dai confini americani, per la morte dell’afroamericano Rayshard Brooks, ucciso dalla polizia nel parcheggio di uno dei ristoranti della catena, ad Atlanta, Georgia. Ma la notizia che ha fatto rapidamente il giro del mondo è stata la bancarotta di Pizza Hut, il ’tempio della pizza italiana’, anche se declinato al gusto yankee. È la fine di un’altra storia da sogno americano, cominciata nel ‘58 quando i due fratelli Carney, Dan e Frank, si fecero prestare dalla madre 600 dollari per aprire un piccola rivendita a Wichita, Kansas, dove far gustare agli studenti il prodotto italiano più famoso al mondo: la pizza. Dan e Frank impararono in fretta: un anno dopo avevano aperto già il secondo ristorante, a Topeka, sempre nel Kansas, e poi un altro ancora, e avviato, per primi, le consegne a domicilio. Neanche vent’anni dopo, nel ‘77, Pizza Hut contava 4mila ristoranti.

I fratelli, a nemmeno cinquant’anni compiuti, vendettero tutto alla PepsiCo per più di 300 milioni di dollari. Negli anni la catena, fra diversi cambi di proprietà, ha avuto testimonial di eccezione. Tipo il batterista dei Beatles, Ringo Starr, e Ivana Trump, l’ex moglie di Donald.