Addio a Franca Valeri, Signorina centenaria

Si è spenta ieri a Roma la grande attrice. Ha rappresentato i tic e le manie degli italiani dagli anni Cinquanta, recitando in teatro e in tv.

di Matteo Massi

La signorina del secolo. A dispetto dei cento anni: il tempo di compierli, appena (lo scorso 31 luglio), e poi andarsene. Franca Valeri ieri mattina, alle 7,40, ha salutato questo mondo, quest’Italia. È morta nella sua casa di Roma. Signorina, non solo per uno dei personaggi che l’hanno resa famosa (la Signorina Snob, appunto) e per quello status riacquisito dopo la fine del matrimonio con Vittorio Caprioli (dal 1960 al 1974, compresa l’esperienza della Compagnia dei Gobbi), ma anche per quella freschezza di pensiero, direttamente proporzionale alla sua lucidità, che ostentava, noncurante della carta d’identità. Giovanile, anche senza il conforto dei numeri.

Nel 2003 la sua voce finisce su un disco rap, di Frankie Hrg Energy: "Che devo fa? ‘O masterizzo? Che vordì? Ammazza quanto sei moderna!!". Voce inconfondibile. Sette anni dopo, sale sul palco del teatro Valle occupato. Quel teatro, il Valle, uno dei luoghi del suo cuore. Il cuore che aveva aperto a Stefania Bonfandelli, sua figlia adottiva che le è stato al fianco fino all’ultimo momento. E che ieri ha detto: "Ironica fino alla fine".

L’ironia che le faceva ripetere: "Sono arrivata a 99 anni, perché non ho messo mai l’amore al primo posto". Dopo Caprioli e il divorzio, nell’anno in cui entrò in vigore la legge (1974), ci fu (soltanto) il legame sentimentale col direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi. La sua ironia che era anche sberleffo, dalla Signorina Snob alla Sora Cecioni in poi, in grado di giocare su tic e fin troppe "puzze sotto il naso" di una generazione, anche di donne, appena uscita dalla guerra. Ma soprattutto di intellettuali che credevano (sbagliandosi, che la commedia all’italiana non avrebbe potuto rappresentare questo Paese. E invece la commedia, quella commedia – e lei lavorò con grandi autori – fu un’immagine plastica di un’Italia che, sgomitando, provava a ricominciare. A 90 anni, scrisse una cosa bellissima nell’autobiografia Bugiarda no, reticente: "La nostra generazione era preparata. La preparazione non è solo forza fisica, ed è indubbio che noi siamo più robusti dei giovani, l’esercizio è soprattutto di genere morale".

Prima de Il vedovo nessuno aveva mai pronunciato la parola "cretinetti", divenuta poi di uso comune. Lei raccontò come nacque quell’epiteto indirizzato ad Alberto Sordi. "Fu tutto molto buffo, mi venne spontaneo dire cretinetti e Risi decise di inserire la battuta nel copione". Solo per questo, andrebbe ringraziata. Con quello stesso "cretinetti", lei saluterà Sordi, nel suo personalissimo necrologio. A proposito della morte diceva, non più tardi di qualche settimana fa (con vista sui cento anni), di essere curiosa di sapere che cosa ci sarebbe stato dall’altra parte. Cento candeline e poi l’addio. Con ironia. Copione perfetto, come sempre, Franca.