Giovedì 25 Aprile 2024

Accuse sui migranti Il ministro francese spara sul governo italiano Ancora crisi Roma-Parigi

Il titolare degli Interni Darmanin: "Meloni amica di Le Pen, incapace di risolvere i problemi". Tajani stava partendo per la Francia ma decide di rinunciare al viaggio: offese inaccettabili.

di Alessandro Farruggia

Tra ]Parigi e Roma è tornato il gelo. Il ministro dell’Interno francese Gerard Darmanin ha lanciato ieri un duro attacco all’Italia. "La signora Meloni, a capo di un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen – ha detto partecipando a una trasmissione radiofonica di RMC – è incapace di risolvere i problemi migratori sui quali è stata eletta, Meloni è come Le Pen, si fa eleggere dicendo “vedrete” e poi quel che vediamo è che l’immigrazione non si ferma anzi si amplifica". E’ una bomba, perché di lì a qualche ora, alle 19.30, era previsto un incontro a Parigi tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la sua omologa Catherine Colonna che tra l’altro avrebbero dovuto parlare della visita di Meloni a Parigi, prima dell’estate.

Tajani è già in aeroporto, vede le agenzie di stampa e trasecola. Stava per prendere l’aereo e si ferma, attende la nota di chiarimento del Quai D’Orsay che gli viene annunciata, ma che si rivela debolissima. Troppo poco, osservano alla Farnesina, potevano aggiungere che quelle di Darmanin sono opinioni personali. "Sì, dovevano scusarsi e non l’hanno fatto. Ergo, non si va" dice ai suoi Tajani, che poco dopo riceve anche una telefonata, ormai tardiva, della Colonna che non può fare altro che prendere atto della frittata e auspicare che "la visita sia riprogrammata il più presto possibile".

Il nostro ministro degli Esteri è molto seccato, e così, dicono, lo è Giorgia Meloni. "Non andrò a Parigi, le offese al governo e all’Italia pronunciate dal ministro Darmanin sono inaccettabili – dice il vicepremier –. Non è questo lo spirito con il quale affrontare le sfide europee comuni".

Due ore più tardi, Matteo Salvini — anche lui vicepremier — spara ad alzo zero affermando che l’Italia "non accetta lezioni da chi respinge donne e bambini, e ospita terroristi". "Il ministro dell’Interno – rincara poi la dose Tajani – ha fatto delle dichiarazioni incomprensibili e inaccettabili, una pugnalata alle spalle. È stato detto peste e corna del nostro Paese senza motivo, se non quelli di politica interna, ma un ministro dell’Interno di un grande Paese dovrebbe riflettere prima di parlare. Sono amico della Francia, amo la Francia, ma sono italiano e non posso accettare che un ministro offenda l’Italia. È un attacco non solo al governo, ma all’Italia".

Anche sul Colle il presidente Mattarella – che tanto ha fatto per riallacciare i buoni rapporti tra le due capitale e per il successo del trattato del Quirinale – è molto irritato. E non a caso il Pd e M5s – che teoricamente avrebbero tutto l’interesse a criticare il governo – fanno una scelta istituzionale e criticano i francesi. "L’opposizione al governo Meloni – dice il responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano – la fa l’opposizione italiana. Il ministro francese Darmanin può serenamente dedicarsi ai suoi problemi interni. Ma l’ennesima crisi diplomatica con la Francia, alimentata dalle scelte del governo, non è nell’interesse nazionale". "Il governo è incapace – rincara la dose il leader pentastellato Giuseppe Conte – ma spetta solo a noi italiani dirlo. Non si devono permettere di interferire nelle nostre cose".

L’uscita di Darmanin sembra non esser stata premeditata, ma mossa da logiche di potica interna francese. Il ministro ha risposto al giornalista che gli riferiva le parole di Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, che gli han fatto perdere il controllo. "Sì, a Mentone – ha replicato Darmanin – c’è un afflusso di migranti, soprattutto minori. Ma accade perché la signora Meloni, a capo del governo di estrema destra, è incapace di risolvere i problemi migratori per i quali è stata eletta. La verità è che in Tunisia in particolare, e anche in Libia, ma soprattutto in Tunisia, c’è una situazione politica che fa sì che molti bambini tornino in Italia e che l’Italia sia incapace, come ben sapete, di gestire questa pressione migratoria. Questo significa che il signor Bardella dovrebbe parlare con la signora Meloni e dirle di applicare finalmente il suo programma". Come ingerenza, non c’è male. E così, come nel gioco dell’oca, si torna alla casella dipartenza, quella delle relazioni tese. Alla faccia del trattato del Quirinale.