di Lorenzo Muccioli Tutto sarebbe cominciato con qualche scherzo. L’astuccio o lo zaino rovesciati. Uno spintone. Il tutto condito da sfottò e prese in giro, anche a sfondo sessuale. Alla fine però è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E lui – uno studente riminese di 14 anni, iscritto al primo anno dell’istituto professionale Leon Battista Alberti – è esploso. Ieri mattina, in un’aula laboratorio al piano terra della scuola, ha tirato fuori il coltello a serramanico che si era portato da casa. Di fronte agli occhi terrorizzati degli altri, poco prima delle 9, lo ha piantato nell’addome di un compagno di classe, coetaneo, lo stesso che a suo dire lo avrebbe tormentato e sbeffeggiato per tutto quel tempo, fino a farlo saltare in aria. Per una questione di millimetri, la lama non ha raggiunto il fegato. Il ferito si è trascinato sanguinante fuori dall’aula, subito soccorso dai professori e poi dal personale del 118. Trasportato d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesena, non è in pericolo di vita. Guarirà in 40 giorni. In via Tambroni sono intervenute le pattuglie della squadra mobile di Rimini. Gli agenti hanno trovato l’aggressore seduto al suo posto, nella classe deserta (gli altri studenti erano stati fatti uscire in fretta e furia). Piangeva a dirotto. Si è lasciato condurre in questura, dove è stato raggiunto dalla madre. Lì è cominciato un lungo interrogatorio, con il 14enne, ora indagato a piede libero per lesioni gravi, che ha subito ammesso le sue colpe e si è detto pentito per quel gesto. Agli agenti della polizia ha raccontato anche un’altra storia, una storia terribile. Un racconto, il suo, che parla di vessazioni e umiliazioni (verbali e mai fisiche) perpetrate, tra una lezione e l’altra, da quel compagno di classe. Di parole taglienti come lame di rasoio e di ...
© Riproduzione riservata