Martedì 23 Aprile 2024

Abusi su ginnaste, la campionessa accusa l’Fbi

Centinaia di atlete molestate dall’osteopata condannato a 176 anni, la Biles in lacrime al Senato: "Si sono tutti voltati dall’altra parte"

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NEW YORK

Sono state testimonianze dure e sofferte, interrotte dalle lacrime, quelle della campionessa olimpica statunitense di ginnastica artistica, Simone Biles e delle sue compagne, che hanno trovato la forza di parlare davanti al Senato, degli abusi sessuali subiti per anni come atlete della nazionale americana. Le accuse sono state sostenute da altre tre ginnaste, Mckayla Maroney, Maggie Nichols e Aly Raisman. Ad aprire le audizioni è stata proprio Biles che ha incolpato la federazione e l’Fbi di essersi girate dall’altra parte.

La campionessa ha ribadito le accuse a Larry Nassar, l’osteopata della nazionale di ginnastica condannato a 176 anni di reclusione per aver abusato di più di 500 atlete durante le sue sedute. Ma ora sotto processo sono i funzionari e le strutture federali che avrebbero dovuto impedire le violenze o comunque interromperle e punirne prima il responsabile. "Sono una vittima di abusi sessuali – ha detto Biles piangendo – e le circostanze che hanno portato a questo e hanno lasciato che continuassero sono direttamente legate al fatto che le organizzazioni create dal Congresso per proteggere me come atleta, non hanno fatto il proprio lavoro".

L’ Fbi, che era a conoscenza delle molestie, non era intervenuta. Uno degli agenti, Michael Langeman, è stato licenziato dopo i risultati di un’inchiesta avviata dal dipartimento Giustizia.

Anche Aly Raisman ha reso la sua testimonianza, carica di emotività: "Essere qui oggi è portare tutto ciò che ho. Spero di avere la forza per uscire a piedi da qui. L’Fbi mi ha fatto sentire come se il mio abuso non contasse, come se non fosse una grande questione". "Quelli che non hanno indagato Nassar – ha aggiunto Biles – devono essere perseguiti a livello federale".

Anche la federazione statunitense Usa Gymnastics è travolta dalle polemiche: nessuno ha protetto le atlete e Nassar è stato licenziato solo nel 2015, un anno dopo le prime denunce. Nel mirino anche l’Università del Michigan, dove Nassar aveva studiato e collezionato 37 mila tra foto e video pedo-pornografici, molestando le bambine anche in piscina. Indisturbato, fino all’intervento dell’Fbi. Per questo reato Nassar ha subìto una condanna a 60 anni di carcere, nel dicembre 2017. Era rimasto solo. Sua moglie Stephanie aveva ottenuto il divorzio 11 mesi prima, portandosi via i figli, un maschio e due femmine.

red. est.