Giovedì 18 Aprile 2024

"Abusi sessuali sugli alunni" Arrestato prof di religione

Tivoli, le vittime hanno tra i 10 e i 15 anni. L’accusa: regali in cambio del silenzio

di Giovanni Rossi

Al commissariato di Tivoli si aspettano "la fila". L’arresto già convalidato dal Gip di un 46enne ex insegnante di religione indagato per abusi sessuali su almeno quattro minori (di età tra i 10 e 15 anni) potrebbe allungare la lista delle vittime. L’ovvio auspicio è che non ce ne siano, ma il timore fondato è che purtroppo esistano. Le indagini di polizia scaturite lo scorso marzo dalla denuncia di un ragazzo abusato, nel frattempo diventato maggiorenne, valorizzano lo scenario più triste. Quello di un uomo capace di colpire all’ombra del proprio ruolo di educatore, serialmente e continuativamente, grazie alla copertura dei ruoli apicali a lungo rivestiti: da vicepreside di un istituto scolastico a presidente del consultorio diocesano nel quadrante est della cintura capitolina.

L’uomo, ora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, è accusato di abusi sessuali su ragazzini affidati alle sue cure. Le violenze, spesso accompagnate da regali in cambio di silenzio, oltre che a Tivoli sarebbero avvenute durante gite scolastiche e campus estivi a Roma, Guidonia e Loreto (Ancona). Il primo episodio documentato dagli inquirenti risale al 2016 e si protrae sino al 2020; il secondo dura fino al 2021; il terzo dal 2018 al 2020; il quarto a partire dal 2020 quando l’indagato, sospeso nel frattempo dall’insegnamento, incredibilmente riappare nell’organico educativo una casa famiglia di Roma che si occupa di minori vittime di abusi. Designazione che getta una luce inquietante sul sistema di controlli e referenze nella rete di sostegno a ragazzi già colpiti dalla vita.

Francesco Menditto, procuratore capo di Tivoli, usa parole sferzanti: "Il clima di omertà ambientale è molto simile a quello mafioso. I genitori non vogliono accettare la violenza che può avere patito il loro figlio, cercano di coprire, nascondere e non credono al minore. Spesso si rivolgono all’autorità religiosa che tende a tenere la vicenda al suo interno. Uno dei ragazzi, infatti, dice: ’Non denuncerò mai perché non mi crederanno mai e tutto questo non porterà a niente’. Questo è quello che pensano i nostri ragazzi. Bisogna credere a loro e avere fiducia quando denunciano e i genitori devono immediatamente rivolgersi all’autorità statale".

Sarà il processo a valutare la fondatezza delle accuse, ma il quadro giudiziario appare già fortemente orientato e quello ambientale pesantissimo. Ancora Menditto: "Chi non denuncia deve sapere che avrà sulla coscienza eventuali ulteriori violenze ai danni di altri bambini. Non vogliamo fare processi morali ma se avessimo subito avuto tutte le carte dall’autorità religiosa lo avremmo fermato prima. Siamo convinti. Le vittime sono di più: chiunque ritenga di avere informazioni utili può prendere contatti col personale del commissariato di polizia di Tivoli". E legge pure il numero di telefono. Il segno che la rete dei ragazzi violati potrebbe allargarsi. Alla mancata tempestiva segnalazione di due abusi contestata dalla procura alla diocesi, il vescovo Mauro Parmeggiani oppone un racconto di segno contrario ed esprime il suo "dolore personale e quello della Chiesa" per la vicenda portata alla luce dall’inchiesta in corso.