Venerdì 19 Aprile 2024

Abramovich fa causa "No alle sanzioni Ue"

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ROMA

Roman Abramovich, 55 anni, è diventato un oligarca nella Russia senza regole degli anni ’90, quindi sa come lottare. Non è pertanto sorprendente la decisione di andare al contrattacco sulle sanzioni decise contro di lui dal Consiglio europeo a metà marzo a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Il magnate russo è passato alle vie legali e ha intentato una causa proprio contro il Consiglio Ue presso la Corte europea di giustizia. La sua storia è la storia dei rampanti imprenditori che emersero alla fine dell’Unione Sovietica e si fecerio oligarchi. Rimasto orfano a tre anni, attivo nell’import e nel commercio nei primi anni ’90, il salto di qualità lo fece – già grande sostenitore di Boris Eltsin e poi di Vladimir Putin – acquistando la compagnia petrolifera Sibneft nel 1995 – asta truccata, ammise nel 2012 – e rivendendola poi allo Stato 10 anni dopo (facendoci 13 miliardi di dollari) mentre nel frattempo partecipava da protagonista alla “guerra dell’alluminio“ e si assicurava il controllo di alcuni gioielli dell’industria statale russa.

Oggi ha, tra le sue molte proprietà, il 30,5% del gigante dell’acciaio Evraz, 71 mila dipendenti, il cui quartier generale è a Londra, dove è anche quotato. Secondo Forbes, il patrimonio netto di Abramovich era di 14,5 miliardi di dollari nel 2021, facendo di lui la seconda persona più ricca in Israele, l’undicesima in Russia e la più ricca in Portogallo, i tre Paesi dei quali è cittadino. Abramovich ha sinora evitato sanzioni dagli Stati Uniti, anche perchè ha ottenuto il sostegno di fonti molto qualificate, tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha fatto pressioni sul presidente Biden e sul primo ministro britannico Boris Johnson affinché si astenessero dall’imporre sanzioni all’imprenditore dato che fungeva da canale per Putin.

Ha effettivamente mediato (secondo alcune fonti venendo pure avvelenato, senza gravi danni, durante le trattative) anche se con esito ben scarso. Biden ha comunque ascoltato Zelesky, Johnson e l’Ue no. I suoi beni in Europa e Gran Bretagna sono stati congelati (ma non i megayacht Eclipse e Solaris che ha messo al sicuro in Turchia), e per effetto delle sanzioni ha dovuto vendere il suo amato Chelsea al consorzio guidato dal magnate americano Todd Boehly. Ha ricavato ben 4,25 miliardi di sterline, pari a 5 miliardi di euro, ma non una sterlina è andata a lui: tutto sarà destinato a un ente benefico che si occupa delle vittime della guerra in Ucraina. Passi il Chelsea, ma ora Abramovich rivuole il suo patrimonio. O almeno ci prova.

A.Farr.