Mercoledì 24 Aprile 2024

Aborto, eutanasia, gender Benedetto XVI non molla

L’ultimo saggio del papa emerito ribadisce i capisaldi della dottrina cattolica "Europa culla del cristianesimo, qui è stata affermata la dignità della vita umana"

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di Lucetta

Scaraffia

Una lunga e profonda meditazione sulla storia contemporanea europea: è questa la nuova opera di Joseph Ratzinger, raccolta di saggi su un tema particolarmente caro al papa emerito: lo stretto legame fra la cultura e la tradizione dell’Europa e il cristianesimo. Legame così importante da fargli temere che il suo scioglimento possa determinare la crisi e l’eclissi di entrambe le realtà. Benedetto XVI non pensa che l’apertura della chiesa al mondo debba comportare una rinuncia alla sua radice europea, che invece rivendica con forza, riconoscendola come radice anche della tradizione cristiana.

Sebbene il cristianesimo sia una religione universale, Ratzinger ci ricorda che si è costruito – al pari della cultura europea – come "la sintesi, operata in Gesù Cristo, tra la fede di Israele e lo spirito greco". E ricorda che è in Europa, per la prima volta, che si sono proclamati la dignità e il rispetto per ogni vita umana. Per questa ragione il papa emerito vede con timore l’affermarsi – proprio in Europa – di leggi che permettono eccezioni, come l’aborto e l’eutanasia. Lungi dal considerarle come un’apertura di libertà, un allargamento dei diritti individuali, Ratzinger le giudica come i primi segni di una frattura culturale profonda e pericolosa: "Non esistono “piccoli omicidi”: il rispetto di ogni vita umana è condizione essenziale perché sia possibile una vita sociale degna di questo nome" dal momento che "quando nella sua coscienza l’uomo perde il rispetto per la vita come cosa sacra, inevitabilmente egli finisce per smarrire anche la sua stessa identità". A questa perdita di identità è dedicata l’introduzione, in cui l’autore invita a difendere dall’inquinamento e dalla rovina non solo la natura, ma anche e soprattutto l’essere umano. Alcune innovazioni antropologiche – come il matrimonio omosessuale, il non riconoscimento della differenza tra uomo e donna e del ruolo di questa nella procreazione – stanno trasformando profondamente la nostra società, e di queste innovazioni Ratzinger sottolinea la natura distruttiva nei confronti di una certezza umana originaria, valida per tutte le culture; e questo cambiamento cancella anche la tradizione europea. "Solo il superamento della poligamia e la definitività della fedeltà coniugale ha fatto emergere la specificità della cultura europea" scrive, aggiungendo d’altra parte che "senza il matrimonio cristiano non c’è cultura cristiana".

In poche righe queste pagine ricostruiscono il significato della rivoluzione sessuale che ha cambiato l’occidente, e che ha rappresentato molto di più di una ventata di apertura permissiva, di una liberazione, perché questa rivoluzione è all’origine di un cambiamento profondo in quella concezione dell’essere umano che ci arriva dalla tradizione cristiana e che era stato fatto proprio dalla cultura europea. "Anche l’uomo possiede una natura che gli è stata data – scrive il papa emerito – e il violentarla o il negarla conduce all’autodistruzione", proprio come accade per l’inquinamento dell’aria e delle acque.

Dalla risposta alla domanda fondamentale alla quale ogni essere umano deve rispondere – se ci sia un Creatore o se l’uomo sia solo "prodotto di un fare" – dipende non solo la scelta religiosa di ogni singolo individuo, ma la tenuta complessiva di una cultura e di una civiltà: quella europea.

La coraggiosa e anticonformista analisi di Ratzinger fa guardare al tempo presente in una prospettiva molto diversa da quella a cui siamo ormai assuefatti, anche se cristiani. Il senso più vero di questi scritti non sta nel ricordarci tradizioni e insegnamenti, norme ormai abbandonate da un numero sempre crescente di persone: sta nel proporre un punto di vista diverso sul mondo. Non è una riproposizione del passato invocato come migliore del presente, ma una lettura nuova e stimolante di ciò che viviamo. Da ascoltare, o almeno da prendere in considerazione. Prima che sia troppo tardi.