Mercoledì 24 Aprile 2024

"Abbiamo smesso di giocare a calcio E pensiamo più al Var che al campo"

La sua serie A negli anni ’80: "Una volta ti trovavi da una parte Maradona e dall’altra Platini" "Si davano e si prendevano botte, ora l’obiettivo è guadagnare una punizioncina attraverso la moviola"

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di Giorgio

Comaschi

"Se vuoi possiamo anche farci dello spirito, ma guarda che non c’è mica molto da ridere…". Eraldone Pecci. Capitano di calcio quando era un altro calcio. Ironia inguaribile, ma anche principi sani e granitici. Un po’ romagnolo, un po’ bolognese, forse un po’ napoletano ma alla fine Toro nell’anima, per sempre. Quando guarda il calcio lo fa sempre dalla sua collinetta da cui si vede meglio quasi tutto.

No, ma non vogliamo fare dello spirito, ci mancherebbe Eraldo. Ma ti sei chiesto se alla gente interessa veramente della Nazionale? Gramellini sul Corriere ha scritto che era a cena con tre ragazzini l’altra sera e ha detto: "Sta per cominciare la partita". E loro gli hanno risposto: "Quale partita?"

"Ci può stare. Alla gente la Nazionale interessa solo quando ci sono i Mondiali o gli Europei. Ma il calcio è il calcio. Ha sei miliardi di utenti nel mondo, neanche la Coca Cola, neanche la pizza li hanno".

Ma hai provato a darti una spiegazione del tracollo?

"Ci ho provato a ragionare ma onestamente una spiegazione non la trovo. È inutile che cerchiamo nei soliti luoghi comuni. Giocavamo contro la Macedonia, con tutto il rispetto. Puoi dire che ci voleva un centravanti più da area di Immobile, perché loro si sarebbe chiusi, ma è inutile".

Una volta hai detto che i Mondiali e gli Europei sono come i tornei dei bar, chi è in forma in quelle due partite vince.

"Chiaro che alla fine vince sempre la squadra forte, dico Brasile, Germania, Francia, Italia… Ma chi trova la chimica in quel momento vince. È come un torneo estivo. Faccio sempre l’esempio del Brasile del 1982. Se facevano un mondiale di 40 partite avrebbe vinto con 20 punti di vantaggio e invece hanno perso una partita perché Paolino gli ha fatto tre gnocchi. Il valore forse era un altro".

Eraldo, il calcio italiano oggi fa fatica, lo vedi. A tutti livelli.

"Non c’è dubbio, ma senti: io una volta mi guardavo a destra e c’era Maradona, guardavo a sinistra e c’era Platini, guardavo dietro c’era Zico, a destra c’era Rummenigge. Adesso c’è una qualità più bassa. Non abbiamo una squadra fra le prime 10 in Europa, a parte il caso Atalanta. Ma il mio ragionamento va al di là della partita con la Macedonia, quella c’entra il giusto alla fine".

Cioè, cosa vuoi dire?

"Che adesso arrivano degli stranieri scarsi. Cosa fanno i giocatori scarsi? Aspetta, la prendo larga. Cosa fa lo studente scarso? Trova l’escamotage per fregare la professoressa, no? E i giocatori scarsi cosa fanno? Si buttano per fregare l’arbitro perché non sanno risolvere giocando. E fa così anche l’italiano. Si buttan tutti e si gioca poco. E la colpa è di tutti. L’allenatore non gli dice di non buttarsi al giocatore. L’arbitro cosa fa? Fischia. In Inghilterra a un certo punto erano stati fischiati 60 rigori mentre da noi 90. E dire che il regolamento è uguale in tutto il mondo. Non cerchiamo di risolverla giocando a calcio, ma prendendo la punizioncina o andando a sperare nel Var. Questo è deleterio".

Il calcio dei furbetti, vuoi dire…

"Eh sì. Io per esempio guardo spesso il Liverpool. Salah prende un sacco di botte ma non casca mai, sarà che ha il culo basso. ma non casca mai. Altro livello".

Ma il calcio è una bolla di denaro appoggiata sul niente?

"Mah, forse in certi casi sì, ma il calcio è uno sport che unisce tutti e di cui abbiamo bisogno. Quando gioco a calcio con mio nipotino a lui piace. È una questione di educazione. Se ci buttiamo di meno educhiamo anche i piccolini. Con mio nipotino dico: ‘Vuoi giocare con me che sono andato ai mondiali?’. E lui risponde: ‘Nonno, tu sarai andato anche ai mondiali ma io ti batto sempre’. Per dire, il divertimento c’è nel calcio, e anche l’emozione".

Quanto guadagnavi Eraldo quando eri al top?

"Non te lo dico perché è poco raffrontabile. Diciamo che con 100 milioni uno comprava 5 appartamenti belli grandi. Quelli bravi comunque han sempre guadagnato, il terzinaccio scalcagnato meno".

Intanto oggi il calcio a molti ha rotto le scatole…

"Mah. Noi siamo abituati a considerare la nostra realtà come se fosse universale. Io vedo delle foto in India con la gente che ha la maglia del Manchester United. Il mondo non è solo da noi".

Zoff dice che giochiamo troppo sotto ritmo rispetto alle altre nazioni.

"È verissimo. È la conseguenza del fatto che ti butti per terra. Se stai in piedi la palla corre, e se corre devi darci dentro. Una volta si giocava in 80 metri e nello spazio ci correvano 20 giocatori, adesso fra i centrali di una squadra e quelli dell’altra ci sono 40 metri. C’è meno spazio e se in questo spazio ci sono dei giocatori che non sono Baggio, Rivera o Ronaldo, tutti corrono dietro alla palla fra passaggi sbagliati e rimpalli. Sembra più veloce, in realtà è solo più caotico. Si allunga la palla, arriva il contrasto, questo si butta e finisce l’azione ".

E la palla indietro al portiere?

"Boh, gli allenatori avranno una risposta tecnica. Ma io vedo che le squadre che vanno avanti in Champions lo fanno molto meno".

Mancini dovrebbe restare?

"Lui c’entra poco. I giocatori sono più scarsi, l’abbiamo detto. C’è molta più attenzione sugli allenatori in generale. Ma io un allenatore che fa gol non l’ho mai visto. Mancio non è un allenatore, è un selezionatore. Ma se sei Pozzo e vinci il Mondiale, se sei Lippi e vinci un Mondiale, se sei Bearzot e vinci un Mondiale arriverà sempre un giorno in cui sei un cretino. Il calcio è questo".