Sabato 20 Aprile 2024

Abbandonato dopo il parto Ora Enea ha una famiglia

Milano, il giudice ha scelto una delle coppie che si erano proposte per adottarlo

di Mario Consani

MILANO

"Ha finalmente un certificato di nascita con le sue generalità fatto dall’ufficiale dello stato civile – dice la presidente del tribunale per i minori Maria Carla Gatto – e due giovani genitori che si occuperanno di lui". Tempi rispettati, dunque. È passato giusto un mese ed Enea, il bimbo abbandonato ad aprile nella “culla per la vita“ della clinica Mangiagalli, ora ha un nome nuovo e una famiglia. Il bimbo era stato affidato dalla madre la mattina di Pasqua. "Ciao mi chiamo Enea, sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile", aveva scritto la donna nella lettera lasciata nella culla della “Mangiagalli“. E aveva aggiunto, assieme a tante parole di affetto per il piccolo, che era nato "super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok".

Da ieri il piccolo ha trovato una nuova famiglia e ovviamente un nuovo nome. Il tribunale per i minorenni in meno di un mese – così come era stato delineato – ha scelto una della coppie che si erano fatte avanti per adottare il bimbo, che dunque è entrato nella nuova famiglia in collocamento provvisorio proprio in vista dell’adozione.

Aveva fatto discutere, un mese fa, l’appello lanciato in video da un primario dello stesso ospedale, in cui il medico ricordava alla mamma di Enea che se avesse cambiato idea sarebbe potuta andare a riprendersi il bimbo entro dieci giorni e che avrebbe potuto ricevere un aiuto economico. Messaggio che era stato subito rilanciato sui social anche dall’attore Ezio Greggio (amico personale del primario), alimentando altre polemiche anche perché nel suo messaggio Greggio aveva parlato di mamma "vera" riferendosi solo a quella biologica.

Ad ogni modo, la madre di Enea non si era ripresentata. "Non ho memoria di ripensamenti di questo genere", aveva detto al nostro giornale la presidente del tribunale per i minori Gatto. "È evidente che l’abbandono di un figlio è una scelta dolorosa e ragionata". E aveva poi indicato i tempi della procedura da avviare per l’adozione. "Trascorsi i dieci giorni per un eventuale ripensamento della mamma biologica, la procedura si concluderà entro un mese. Di recente è successo così, per esempio, per quella bambina abbandonata a Monza dentro una scatola davanti all’ospedale. Anche per il piccolo Enea verranno esaminate le domande di adozione nazionale che a Milano ogni anno sono circa 550 e restano valide per tre anni".

Così è stato. La scelta della coppia di neo genitori è stata fatta dal tribunale integrato da giudici onorari esperti pescando ovviamente tra gli aspiranti più giovani, visto che si trattava di affidare loro un neonato. Situazione non così frequente, in realtà. "L’età media delle coppie che chiedono di adottare si è alzata negli ultimi anni – spiega la presidente Gatto – perché in genere è aumentata l’età della genitorialità biologica. E all’adozione, poi, spesso si arriva solo dopo un lungo percorso di fecondazione assistita concluso senza successo".