AAA cercansi monaci trappisti in Belgio "La crisi di vocazioni mette a rischio la birra"

Sempre meno religiosi a portare avanti l’antica tradizione delle abbazie. Gli ultimi rimasti sono troppo anziani per lavorare . La Achel ha perso il titolo di produttore doc per mancanza di mastri birrai col saio: "Ci affidiamo a Dio per risolvere il problema"

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di Remy Morandi

Questo non è un articolo di giornale, è un appello, una disperata richiesta di aiuto. La birra trappista belga, la vera birra d’abbazia, la più buona del mondo, rischia di non essere più prodotta per crisi di vocazioni. Ovvero, perché piano piano stanno scomparendo i monaci che la producono e in pochi, quasi nessuno, sembrano voler proseguire la tradizione.

Fino a qualche settimana fa, il mondo aveva la fortuna di poter contare su 14 autentiche birre trappiste, sei in Belgio, due nei Paesi Bassi, una in Italia – la romana abbazia delle Tre Fontane –, una rispettivamente in Austria, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Spagna. Tuttavia, pochi giorni fa, gli ultimi due fratelli rimasti nell’abbazia di Achel si sono dovuti separare dalla loro preziosa birra, a causa dell’età troppo avanzata per poter continuare a lavorare. Così la Achel ha perso l’etichetta di "prodotto trappista autentico" conferita dall’Associazione Trappista Internazionale, e il mondo è rimasto orfano.

L’allarme riguarda anche gli altri tredici monasteri, perché di nuovi fratelli non se ne vedono. "Prima ne avevamo 15, abbastanza per una squadra di rugby, ora ne abbiamo solo 12, per una squadretta di calcio più una riserva", scherza Fabrice Bordon, responsabile vendite della birra belga Chimay. I problemi sono tanti: il ricambio generazionale, la crisi di vocazioni, i colossi delle birre commerciali che divorano la concorrenza, ma anche le rigide regole da rispettare per ottenere lo status di autentica birra trappista. La birra, anzi la Birra, per essere considerata tale, deve essere infatti prodotta all’interno dell’abbazia e sotto la stretta supervisione dei monaci. E inoltre, i profitti devono esclusivamente soddisfare le necessità della comunità monastica.

Tutto poco semplice in un mondo che va verso altre direzioni. Ma per fortuna (o necessità) anche i monaci si sono adattati. E la secolare tradizione si è evoluta. I fratelli di Saint Joseph’s, Massachusetts, hanno iniziato a promuovere e vendere i loro prodotti anche su Instagram e Facebook, mentre quelli di Westvleteren, in Belgio, hanno lanciato il servizio di consegna a domicilio.

Chissà cosa ne penserebbe il severissimo abate de Rancé, che nella seconda metà del Seicento dette vita in Francia (ahinoi, cari compatriotes belges) alla comunità dei monaci trappisti. Lui che, talmente severo decise di punire i suoi monaci di La Trappe, in Normandia, frenando i loro eccessi in consumo di birra, con l’obbligo di bere solo ed esclusivamente acqua.

Adesso i fiumi di birra sono diventati rigagnoli, in Belgio sono solo un centinaio i monaci trappisti che ancora oggi producono birra. L’età avanza e pochi sono i ragazzi che vogliono diventare monaci in un’abbazia. La situazione è drammatica ma confortano le parole di Manu Pauwels, responsabile delle vendite dell’abbazia di Westmalle: "I fratelli credono in Dio e sono convinti che Lui risolverà questo problema". È l’appello, la preghiera di tutti, per salvare ciò che resta della birra più buona del mondo.